13 ottobre 2024
Aggiornato 03:30
Siria

Se ci sarà la pace in Siria sarà anche grazie all'incontro tra il patriarca russo Kirill e Papa Francesco

Sono molto cambiati i toni della Chiesa ortodossa russa nei confronti del Vaticano. Ecco perché

MOSCA - Se ci sarà la pace in Siria è anche grazie all'incontro all'Avana tra Papa Francesco e il patriarca russo Kirill, che «hanno dato il loro contributo e hanno salvato migliaia di vite». Sono molto cambiati i toni della Chiesa ortodossa russa nei confronti del Vaticano. E chi ha seguito i lavori del Concilio Episcopale a Mosca, in questi giorni, se ne è per forza accorto. Non soltanto da parte del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Ma anche dai suoi vescovi. «Durante il mio incontro con Papa Francesco il 12 febbraio 2016 all'Avana è stato mostrato un alto grado di comprensione reciproca», ha esordito Kirill, osservando che in Russia e in tutto il mondo questo evento ha avuto un'ampia risonanza positiva. «La dichiarazione congiunta, che Papa Francesco e io abbiamo firmato alla fine del nostro incontro, contiene un invito alla comunità mondiale a fare tutto il possibile per porre fine alla violenza in Medio Oriente, che è impossibile ottenere senza l'azione coordinata di tutte le forze contrarie all'estremismo», ha poi aggiunto, notando in particolare che subito dopo questo appello congiunto, la tragedia in Siria ha cominciato a essere definita un genocidio in Occidente. Con dichiarazioni simili anche dal Dipartimento di Stato e dal Congresso degli Stati Uniti.

L'incontro storico a L'Avana
Il Concilio Episcopale a Mosca ha riservato a sorpresa molta attenzione ai rapporti con il Vaticano, riagganciandosi proprio all'intervento di Kirill. Vladimir Leigoda, presidente del Dipartimento sinodale per il rapporto tra Chiesa ortodossa, la società e i media, rispondendo ad Askanews, ha enumerato diversi punti della relazione finale, dove si fa riferimento non semplicemente ai rapporti tra le due chiese. Al punto 42 ad esempio si dice testualmente che l'incontro «storico» all'Avana «ha dato il suo contributo al raggiungimento della pace in Siria e ha permesso di salvar migliaia di vite». E il Concilio «esprime soddisfazione» perché il messaggio congiunto del Papa e del Patriarca per difendere i cristiani perseguitati in Medio Oriente «è stato ascoltato da ampi gruppi sociali e politici». Al punto 43 si fa inoltre riferimento alla questione ucraina, che compare anche nella dichiarazione dell'Avana e all'appello in essa contenuto. Kirill stesso ha posto questa volta un fermo accento sui risultati dell'incontro di Cuba. Un passo concreto nello sviluppo dell'interazione ortodosso-cattolica in questo campo è stata la visita di un gruppo di rappresentanti della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica in Libano e Siria nell'aprile del 2016. «Le consultazioni tenute durante la visita e l'incontro con i rappresentanti delle confessioni religiose locali, dovrebbe servire come base per lo sviluppo di ulteriori progetti congiunti, volti a sostenere i nostri fratelli e sorelle che stanno affrontando disagi», ha dichiarato. Ma anche altri eventi hanno segnato un cambio notevole nei rapporti. A gennaio 2017 a Parigi c'è stato il V Forum ortodosso europeo-cattolico dedicato al problema della minaccia del terrorismo legato alla situazione in Medio Oriente.

Necessità di una stretta collaborazione tra ortodossi e cattolici
Nel documento finale i partecipanti al forum hanno parlato della necessità di una stretta cooperazione tra ortodossi e cattolici. Altro evento importante è stato il Vertice mondiale in difesa dei cristiani perseguitati, che si è tenuto a Washington a maggio e che ha riunito 600 delegati di 136 paesi. Il summit è stato organizzato su iniziativa congiunta della Chiesa ortodossa russa e dell'Associazione evangelica di Billy Graham. Una parte attiva è stata presa dal cardinale e arcivescovo di Washington, Donald Wuerl, e dai rappresentanti del Pontificio Consiglio sull'unità dei cristiani. Infine nel marzo del 2017 la Commissione per la cooperazione internazionale nell'ambito del Consiglio presidenziale per l'interazione con le organizzazioni religiose della Russia ha adottato una risoluzione sull'istituzione di un gruppo di lavoro speciale per coordinare le attività delle comunità religiose russe nella causa della concessione di aiuti al popolazione della Siria. Le comunità cristiane e musulmane della Russia, tra cui la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana, uniranno i loro sforzi nel raccogliere le cose essenziali per la popolazione sofferente della Siria. Al Concilio della Chiesa ortodossa russa (29 novembre - 2 dicembre) erano invitati tutti i 377 vescovi, più gli arcipreti e i preti dignitari. Molti i temi all'ordine del giorno. Sono 5 le questioni sottoposte a dibattito: il regolamento per monaci e monasteri; gli aspetti canonici del matrimonio; il regolamento per le onorificenze della Chiesa ortodossa; gli emendamenti alla Carta della Chiesa ortodossa; le proposte di candidati alla canonizzazione.

Non solo Siria...
Il Concilio non non ha comunque mancato di far parlare, su altre questioni. Il 29 novembre il vescovo Tikhon (Shevkunov), considerato il padre spirituale di Vladimir Putin, ha presentato i risultati di un'inchiesta condotta da una commissione della Chiesa Ortodossa russa sui resti della famiglia massacrata dello Zar Nicola II. Sull'imperatore martire e i suoi cari, Tikhon non ha escluso che fosse stato condotto un «omicidio rituale» da parte dei bolscevichi. Questo ha scatenato le polemiche, poiché tra le varie teorie su quella esecuzione resterebbe anche il «complotto ebraico». Shevkunov ha respinto le accuse di antisemitismo, ma restano come macigni le sue dichiarazioni durante il Concilio, quando ha specificato: «Abbiamo l'atteggiamento più serio per la versione dell'omicidio rituale. Una parte significativa della commissione della Chiesa non ha dubbi sul fatto che questo omicidio fosse rituale», ha detto. Inoltre, sempre in questi giorni, l'autoproclamatosi patriarca della Chiesa ortodossa ucraina, Filarete (scomunicato da Mosca), ha scritto una lettera al Patriarca Kirill dicendo che è tempo di mettersi il passato di divisione e lotta alle spalle e riunirsi. Il metropolita Ilarion a sua volta a precisato che non si tratta di di scuse, ma del fatto che a questo punto Filarete è pronto a «negoziare».