Ue, i 3 temi su cui tra Orban e l'Europarlamento è guerra aperta
L'Europarlamento ha duramente criticato il leader magiaro Viktor Orban a causa di alcune sue scelte politiche che l'Ue non approva. E il premier ungherese non ha esitato a rispondere alle accuse
BRUXELLES - Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, messo sulla graticola a Bruxelles dagli eurodeputati e dal primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, si è difeso dalle accuse con la consueta combattività durante un singolare dibattito nella «mini plenaria», nella sede dell'Europarlamento di Bruxelles che lo aveva invitato per l'occasione.
La controversia sull'insegnamento superiore
Le accuse riguardavano in primo luogo la controversa nuova legge ungherese sull'insegnamento superiore. La legge prevede di togliere la licenza agli istituti d'istruzione stranieri che non dispongano di un campus nel paese di origine. Una condizione che sembra studiata apposta per colpire, in particolare, l'Università dell'Europa centrale (Ceu) di Budapest. La Ceu è stata fondata e finanziata dal miliardario americano (di origine ungherese) George Soros, molto attivo nel sostenere la democrazia liberale in base al modello della «società aperta» di Karl Popper. Una spina nel fianco per Orban, che sostiene invece un'idea di democrazia nazionalista e autoritaria, da lui stesso definita «non liberale». Timmermans ha riferito la posizione della Commissione secondo cui la nuova legge Ungherese potrebbe essere incompatibile con il diritto Ue, e in particolare con le norme che tutelano la libertà di stabilimento delle imprese e la libertà di fornire servizi nel mercato unico europeo, oltre che con la Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione (gli articoli 13 e 14 tutelano la libertà accademica e la libertà di creare istituti di insegnamento). Il vicepresidente della Commissione ha confermato l'invio di una «lettera di messa in mora» a Budapest, primo stadio della procedura d'infrazione comunitaria.
Consultazione nazionale
Timmermans ha poi annunciato l'invio di una lettera di risposta alle «false accuse» su cui è stata impostata dal governo di Budapest la «consultazione nazionale» chiamata «Fermiamo Bruxelles»: in realtà, un sondaggio basato su un questionario, inviato a tutte le famiglie ungheresi, con domande tendenziose e posizioni predeterminate e ingannevoli, che mira a ottenere una sorta di legittimazione popolare per le posizioni anti Ue di Orban in diversi campi, e in particolare riguardo agli immigrati. Orban ha negato le accuse, descritto la consultazione nazionale come "uno strumento democratico", e annunciato di non avere nessuna intenzione di ritirare il questionario.
Infrazioni sui migranti
Timmermans ha poi avvertito che la Commissione sta esaminando anche le possibili infrazioni al diritto Ue nel giro di vite deciso per gli immigrati irregolari (compresi i richiedenti asilo), che ormai vengono sistematicamente messi in detenzione in Ungheria, e nella nuova legge sulla trasparenza delle Ong, che Orban ha difeso sostenendo di aver seguito l'esempio americano; in realtà, come hanno denunciato diversi europarlamentari, la legge mira a delegittimare le Ong, stigmatizzandone i finanziamenti provenienti dall'estero, e a sopprimere così le voci critiche che danno fastidio al potere.
Le critiche dell'Ue
I leader dei gruppi politici - ad eccezione di Nigel Farage per il gruppo euroscettico Efdd e Matteo Salvini per la formazione di estrema destra anti europea Enf -, così come la grande maggioranza degli eurodeputati, hanno espresso forti critiche su tutti questi punti. Ma il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, ha distinto nettamente le sue critiche (alla legge sull'università, e al questionario anti europeo) da posizioni di sostegno, per esempio sulla legge per le Ong («ne vorrei una così per tutta l'Ue») e sui risultati positivi che il governo ungherese ha avuto in economia, con un programma conservatore di destra («flat tax», riduzione delle imposte societarie...), e che ha portato la disoccupazione al 4%, una crescita sostenuta e il deficit all'1,8% del Pil.
C'è chi chiede l'espulsione di Fidesz dal Ppe
Diversi interventi hanno chiesto al Ppe di espellere Fidesz, il partito di Orban, «dalla famiglia politica di De Gasperi di Kohl», come ha detto il capogruppo dei Socialsti e Democratici Gianni Pittella. Il capogruppo dell'Alleanza liberaldemocratica (Alde) ha accusato Orban di «volere solo i soldi dei fondi comunitari, ma senza rispettare i valori europei», e gli ha chiesto a muso duro perché il governo ungherese non scelga di uscire dall'Ue come ha fatto il Regno Unito.
La posizione di Farage
Dalla posizione diametralmente opposta, l'euroscettico Farage ha invitato anche lui il premier ungherese a uscire dall'Unione europea; ma Orban ha più tardi risposto, durante una conferenza stampa, che nel suo Paese la grande maggioranza della popolazione è favorevole a restare nell'Ue, anche perché, ha detto "noi non siamo un'isola». Ma, ha aggiunto, «non possiamo stare zitti, siamo un paese con una visione, e abbiamo delle divergenze con il resto dell'Ue, soprattutto sulla questione dei migranti».
Orban sostenitore di Fillon
A un giornalista che chiedeva chi avrebbe votato alle presidenziali se fosse stato francese, Orban ha risposto che lui sosteneva il candidato conservatore Fillon, che però non è passato al ballottaggio; e non si è espresso sulla scelta fra Emanuel Macron e Marine Le Pen. Il premier ungherese ha anche confermato di essersi congratulato con il presidente turco Recep Tayyp Erdogan per la sua vittoria al referendum di metà aprile, che gli ha conferito poteri quasi dittatoriali. «Per l'Europa la democrazia è una priorità, ma nei rapporti con la Turchia la stabilizzazione politica di quel paese è una priorità ancora maggiore», ha spiegato.
Orban respinge le accuse sull'istruzione superiore
Quanto alla legge sull'istruzione superiore, Orbán ha respinto l'accusa secondo cui sarebbe fatta su misura per chiudere la Ceu; la nuova legge, ha detto, «si applica a 28 università straniere presenti in Ungheria», «introduce regole uniformi», e intende «mettere fine ai privilegi di cui godono le università straniere». Il premier ungherese ha comunque attaccato ripetutamene e duramente Geroge Soros, definito come "un grande speculatore finanziario che ha distrutto le vite di milioni di europei».
La posizione di Orban sull'immigrazione
Sull'immigrazione, infine, Orban ha ammesso che va fatta una distinzione fra i profughi richiedenti asilo e i migranti economici, da lui solitamente messi tutti nel calderone dei «migranti illegali». Ma, ha spiegato, i richiedenti asilo andrebbero riconosciuti e distinti dagli immigrati economici fuori dall'Ue, e trattenuti nei primi «paesi sicuri» in cui approdano. Il modello, pare di capire, è quello applicato fin qui con successo nel controverso accordo fra Ue e Turchia. Mentre invece, ha sottolineato il premier ungherese, «se i ricollocamenti ('relocation' ndr) non funzionano, non è colpa dell'Ungheria, ma della politica Ue che li impone come un obbligo». I ricollocamenti obbligatori negli altri paesi Ue dei richiedenti asilo da Italia e Grecia «erano una cattiva idea, che è fallita; e ora - ha concluso Orban - bisognerà trovare altre soluzioni».
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