19 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Ieri convocato ambasciatore americano

Tensioni Usa-Cina, Pechino evoca l'uso della forza

La tensione resta alta tra Stati uniti e Cina, dopo che ieri una nave da guerra americana ha "violato" il limite delle 12 miglia nautiche dalle isole artificiali che Pechino sta costruendo in un'area del Mar cinese meridionale al centro di un disputa territoriale tra diversi paesi

ROMA - La tensione resta alta tra Stati uniti e Cina, dopo che ieri una nave da guerra americana ha «violato» il limite delle 12 miglia nautiche dalle isole artificiali che Pechino sta costruendo in un'area del Mar cinese meridionale al centro di un disputa territoriale tra diversi paesi. Pechino ha minacciato anche oggi l'uso della forza.

Prudenza ma decisione
Fan Changlong, vicepresidente della Commissione centrale militare - un'istituzione importantissima il cui numero uno è lo stesso presidente Xi Jinping - ha chiarito oggi al Global Times, una delle vetrine in inglese di Pechino, che «la Cina non userà la forza con imprudenza, anche se viene messo a rischio il suo territorio e la sua sovranità, tuttavia 'non usare la forza con imprudenza' non vuol dire che la Cina rinuncerà all'uso della forza: un'errata interpretazione da parte degli Stati uniti potrebbe causare ulteriori fraintendimenti e portare alla crisi».

Rivendicazioni
Lo specchio di mare tra le isole Spratly e le isole Paracel è rivendicata, oltre che dalla Cina, da Brunei, Filippine, Taiwan, Indonesia, Malaysia e Vietnam. Pechino sta costruendo una serie di strutture artificiali che, a suo dire, avranno scopi civili e militari. Ieri gli Stati uniti hanno inviato la nave USS Lassen nell'area, con l'obiettivo di garantire la libertà di navigazione e hanno affermato che ne manderanno altre.

Provocazione
Pechino ha reagito duramente alla mossa americana, definendola uno «show», una «provocazione», una «minaccia per la sicurezza» e convocando l'ambasciatore Usa in Cina Max Baucus per protestare. Il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang ha ammonito che la Cina «risponderà risolutamente a ogni provocazione».

Le giustificazioni di Washington
Washington, dal canto suo, non intende fare passi indietro. L'attenzione americana al Pacifico, testimoniata anche dal recente accordo sul Partenariato trans-Pacifico (Tpp), che non include la Cina. Ieri un funzionario della Difesa Usa ha spiegato che Un funzionario della Difesa Usa l'arrivo della Lassen non ha a che fare con le disputa territoriale ma è parte di «operazioni di routine» nell'ambito del programma Freedom of Navigation, promosso da Washington dal 1983 per contenere le eccessive rivendicazioni territoriali negli oceani che minaccino la libertà di navigazione ovunque nel mondo. Si tratta di un programma che Washington descrive come in linea con la Convenzione Onu sulla legge del mare (Unclos), che tuttavia gli stessi Stati uniti non hanno ratificato. Gli Usa hanno ribadito ieri che «continueranno a volare, navigare e operare ovunque nel mondo la legge lo permetta», richiamando una formula già usata dal capo del Pentagono Ashton Carter.

Alta tensione
La Unclos stabilisce che le acque territoriali dei territori emersi si estendono a 12 miglia nautiche dalla costa. Tuttavia questo limite non si applica a quello che è sommerso o a quello che è stato artificialmente innalzato, come è il caso delle isole artificiali che Pechino sta costruendo. Il risultato di questo muro contro muro è una situazione pericolosa, ad altissimo rischio d'incidente. Non a caso oggi il Global Times ricorda la collisione del 2001 tra un aereo-spia americano e un caccia cinese nello spazio aereo dell'isola Hainan nel 2001, in cui morì il pilota cinese, e uno speronamento avvenuto nel 1988 nel Mar Nero. «Gli Stati uniti non devono aver troppa fiducia nella propria abilità di evitare collisioni», scrive il sito. «Il mare - ha aggiunto - è non meno sicuro dello spazio aereo. Se la storia può servire come guida, dovrebbe ricordare alla gente come l'incrociatore Usa Yorktown fu speronato dalla fregata sovietica Bezzavetnyy nel mar Nero nel 1988, sebbene anche allora gli Usa stessero esercitando il loro diritto di 'passaggio inoffensivo'».

(Con fonte Askanews)