18 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Altrimenti i cattolici lasceranno la commissione elettorale

L'ultimatum della Chiesa Cattolica in Burundi per il rinvio del voto

La chiesa cattolica del Burundi ha chiesto al presidente Pierre Nkurunziza di rinviare le elezioni presidenziali e di consentire a radio e televisioni indipendenti di riprendere le trasmissioni entro domenica prossima, 17 maggio; in caso contrario la chiesa chiederà agli esponenti cattolici della Commissione elettorale di lasciare l'incarico.

BURUNDI (askanews) - La chiesa cattolica del Burundi ha chiesto al presidente Pierre Nkurunziza di rinviare le elezioni presidenziali e di consentire a radio e televisioni indipendenti di riprendere le trasmissioni entro domenica prossima, 17 maggio; in caso contrario la chiesa chiederà agli esponenti cattolici della Commissione elettorale di lasciare l'incarico.

L'appello della Chiesa Cattolica respinto dal presidente
Ieri il presidente del Burundi ha respinto un analogo appello lanciato dagli Stati Uniti e dall'Unione europea, sostenendo che un rinvio del voto porterebbe «più violenze e più problemi».

La posizione della Chiesa
«La Chiesa cattolica ha detto che è impossibile portare avanti il processo elettorale senza consentire ai media di fare il proprio lavoro - ha detto Innocent Muhozi, direttore generale dell'emittente radio-televisiva Renaissance, a Voice of America - il presidente deve liberare la radio, consentire le trasmissioni e rinviare le elezioni. La Chiesa ha detto che il 17 di questo mese chiederà agli esponenti cattolici della Commissione elettorale di lasciare l'incarico».

Nessuno può governare il Paese per oltre 10 anni
Commentando le manifestazioni di protesta in corso da fine aprile nel Paese contro il terzo mandato di Nkurunziza, Muhozi ha dichiarato che «la nostra costituzione deriva agli accordi di pace di Arusha che sostengono che nessuno può governare questo Paese per oltre 10 anni». Nkurunziza, al potere dal 2005, sostiene che il suo primo mandato presindenziale non dovrebbe essere tenuto in considerazione perchè venne eletto dal parlamento, al termine della guerra civile, e non direttamente dal popolo.