20 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Washington comincia a valutare le prime opzioni

Usa frenano l'avanzata di Pechino nel Mar Cinese Meridionale

Gli Stati Uniti stanno valutando una serie di opzioni come l'invio di navi e aerei militari per contestare direttamente le pretese territoriali della Cina su una catena di isole artificiali in rapida espansione nel Mar Cinese Meridionale, una delle rotte più trafficate del trasporto marittimo.

NEW YORK (askanews) - Gli Stati Uniti stanno valutando una serie di opzioni come l'invio di navi e aerei militari per contestare direttamente le pretese territoriali della Cina su una catena di isole artificiali in rapida espansione nel Mar Cinese Meridionale, una delle rotte più trafficate del trasporto marittimo. Ad anticipare una mossa che potrebbe aumentare le tensioni nella regione è il Wall Street Journal.

Aerei di sorveglianza o navi Usa?
Stando a una fonte del quotidiano, il ministro della Difesa Ash Carter ha chiesto al suo staff di prendere in considerazione varie opzioni tra cui appunto il ricorso ad aerei per la sorveglianza delle isole o l'invio di navi dentro le 12 miglia nautiche di barriere che sono state costruite e che sono rivendicate da Pechino nell'area nota come le Isole Spratly (fino ad ora gli aerei Usa si sono limitati a stare al di fuori di quella soglia).

Messaggio alla seconda economia del mondo
Se approvate dalla Casa Bianca, a cui non sono state ancora presentate formalmente, tali alternative invierebbero un chiaro messaggio alla seconda economia al mondo dopo quella statunitense: Washington non accetta le posizioni di Pechino sulle isole artificiali, che sorgono in quelle che per gli Usa sono acque internazionali.

Pericolo tensione
Pur non riconoscendo tutte le isole come un territorio sovrano cinese - tesi sostenuta da Pechino, secondo cui ha tutto il diritto ad avanzare le costruzioni - l'amministrazione Obama fino ad ora non è passata all'azione per evitare di aumentare le tensioni. E sembra che non voglia fare passi concreti in quella direzione. Certo è che se gli Usa decidono di agire e la Cina resta sulle sue posizioni, quelle tensioni sono destinate a salire nella regione portando le due nazioni a scaldare i muscoli.

L'inazione di Washington rafforza Pechino?
Non sarebbe la prima volta che gli Usa sfidano la Cina. Nel novembre 2013, inviarono due B-52 su isole controverse nel Mar Cinese Orientale per contestare quella che Pechino aveva definito una nuova «zona di identificazione della difesa aerea", uno spazio aereo in cui l'identificazione e il controllo di aerei civili è richiesta nell'interesse della sicurezza nazionale. E adesso sulla Casa Bianca aumenta la pressione da parte di alcuni alleati nella regione affinché faccia di più. Sono loro a sostenere che l'inazione di Washington rischia di rinforzare involontariamente le pretese territoriali di Pechino. Altri invece temono che un cambio di rotta della strategia americana li catapulterebbe nel pieno di un conflitto. Anche di questo forse il segretario di Stato John Kerry parlerà nella sua visita a Pechino prevista per il fine settimana in vista dell'arrivo a settembre in Usa del presidente cinese Xi Jinping, la cui priorità è il miglioramento delle relazioni militari con gli Usa.