27 agosto 2025
Aggiornato 23:30
La denuncia di Amnesty International

Gli orribili abusi in Libia che spingono i migranti verso l'Europa

Un nuovo rapporto di Amnesty International denuncia che in Libia i migranti e i rifugiati vanno incontro a stupri, torture e sequestri a scopo di riscatto da parte dei trafficanti, allo sfruttamento sistematico ad opera dei datori di lavoro, alla persecuzione religiosa e ad altri abusi da parte di gruppi armati e bande criminali.

ROMA (askanews) - Un nuovo rapporto di Amnesty International denuncia che in Libia i migranti e i rifugiati vanno incontro a stupri, torture e sequestri a scopo di riscatto da parte dei trafficanti, allo sfruttamento sistematico ad opera dei datori di lavoro, alla persecuzione religiosa e ad altri abusi da parte di gruppi armati e bande criminali. Il rapporto, intitolato «'La Libia è piena di crudelta». Storie di sequestri, violenza sessuale e abusi contro i migranti e rifugiati", descrive l'orrore e la sofferenza assoluti dei migranti e dei rifugiati, molti dei quali sono spinti a rischiare le loro vite in pericolosi viaggi in mare, nel disperato tentativo di trovare salvezza in Europa.

Indicibili condizioni dei migranti
«Le indicibili condizioni in cui si trovano i migranti, insieme alla crescente assenza di legalità e ai conflitti armati in corso nel paese, rendono evidente quanto sia pericoloso oggi vivere in Libia. Senza percorsi legali per fuggire e cercare salvezza, queste persone sono costrette a mettersi nelle mani dei trafficanti, che le sottopongono a estorsioni, attacchi e altri abusi», ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

In Libia, il fallimento della comunità internazionale
«La comunità internazionale è stata a guardare la Libia discendere nel caos dopo la fine dell'intervento militare della Nato del 2011, consentendo di fatto alle milizie e ai gruppi armati di prendere il sopravvento. I leader mondiali ne sono responsabili e devono essere pronti ad affrontare le conseguenze, tra cui un maggior numero di migranti e rifugiati in fuga dal conflitto e dalle gravi violazioni dei diritti umani in Libia. I migranti e i richiedenti asilo sono tra le persone più vulnerabili attualmente in Libia e la loro sofferenza non dev'essere ignorata», ha aggiunto Luther. 

Libia, Paese di arrivo e di transito
Da anni, la Libia è un paese sia di arrivo che di transito per migranti e rifugiati in fuga dalla povertà, dai conflitti e dalla persecuzione nell'Africa sub sahariana e in Medio Oriente. Molti passano per la Libia sperando di raggiungere l'Europa. Tuttavia, la crescente assenza di legge e lo sviluppo dei conflitti armati hanno aumentato i rischi per loro, spingendo ad attraversare il Mediterraneo anche comunità di migranti che vivevano nel paese da anni, riferisce Amnesty. Un'altra ragione per così tante partenze è costituita dagli abusi subiti all'interno dei centri di detenzione, dove migliaia di migranti e rifugiati - bambini compresi - sono trattenuti a tempo indeterminato e in condizioni deplorevoli.

L'Europa deve fare di più
Con sempre minori percorsi terrestri a disposizione per raggiungere la salvezza in Europa, anche i rifugiati siriani cercano di prendere il mare dalla Libia. Al vertice speciale tenutosi a Bruxelles il mese scorso, il Consiglio europeo ha annunciato l'intenzione di aumentare le risorse per le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. «L'impegno dei leader europei a destinare maggiori risorse alla ricerca e al soccorso è un passo positivo ma sempre più persone continueranno a morire in mare se i mezzi navali non saranno disponibili immediatamente, non opereranno nelle acque dove è maggiormente necessario, ovvero da cui partono più spesso le richieste di soccorso e non resteranno in quelle zone fino a quando proseguiranno così tante partenze di migranti e rifugiati dalla Libia», ha sottolineato Luther.

Nuove azioni del Consiglio europeo
Il Consiglio europeo ha inoltre annunciato ulteriori azioni per identificare, catturare e distruggere le imbarcazioni prima che vengano usate dai trafficanti. «Intraprendere azioni per contrastare i trafficanti senza predisporre rotte alternative sicure per le persone disperate in fuga dal conflitto libico non porrà fine alla sofferenza dei migranti e dei rifugiati», ha commentato Luther. Egitto e Tunisia hanno già aumentato le restrizioni alla frontiera, temendo che il confitto libico si allarghi ai loro paesi. Migranti e rifugiati, i cui passaporti sono stati rubati o confiscati dai trafficanti, da bande criminali e dai datori di lavoro libici non hanno altro modo di lasciare il paese che quello di intraprendere un viaggio pericoloso attraverso il Mediterraneo. «Il mondo non può continuare a ignorare il suo obbligo di garantire protezione a chiunque fugga da questi terribili abusi. I paesi confinanti, come Egitto e Tunisia, devono tenere aperti i confini per garantire un rifugio sicuro a chi scappa dalla violenza e dalla persecuzione in Libia» - ha precisato Luther.

Reinsediamento
Amnesty International continua a chiedere ai paesi con le maggior risorse di aumentare il numero dei posti per il reinsediamento in favore dei rifugiati vulnerabili. L'organizzazione per i diritti umani si appella alla comunità internazionale affinché siano adottate misure concrete per affrontare con urgenza le gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto libico.

In pericolo, migranti di religione cristiana
Ad essere particolarmente in pericolo, spiega Amnesty, sono i migranti e i rifugiati di religione cristiana. Ultimamente almeno 49 cristiani, per lo più provenienti dall'Egitto e dall'Etiopia, sono stati decapitati o fucilati in tre esecuzioni sommarie di massa rivendicate dal gruppo Stato islamico.

Rapimenti, torture e furti
Assai diffusi sono inoltre i rapimenti, le torture, i furti e le aggressioni ad opera di bande criminali e trafficanti, spesso ai confini meridionali della Libia e lungo le rotte usate dai trafficanti verso le coste libiche. I migranti e i rifugiati in Libia, denuncia infine Amnesty, vanno anche incontro a periodi di detenzione a tempo indeterminato nei centri per migranti, le cui condizioni sono terribili e in cui la tortura è la regola. La maggior parte di loro viene arrestata per ingresso irregolare nel paese o reati simili. In questi centri si trovano anche coloro che vengono catturati a bordo delle imbarcazioni intercettate dalla guardia costiera locale.