28 agosto 2025
Aggiornato 08:30
Il padre della vittima: «Non era armato quando gli hanno sparato»

Mentre Baltimora si calma, a Detroit l'ennesimo afroamericano ucciso

Ha funzionato il coprifuoco a Baltimora, teatro di una protesta civile di migliaia di persone, sfociata però anche in violenze e devastazioni da parte di un piccolo gruppo, dopo la morte del ragazzo afroamericano Freddie Gray. Intanto, lunedì a Detroit un 20enne afroamericano è stato ucciso da un agente.

NEW YORK (askanews) - Ha funzionato il coprifuoco a Baltimora, teatro dell'ultimo caso che ha scatenato la protesta civile di migliaia di persone, sfociata però anche in violenze e devastazioni da parte di un piccolo gruppo, dopo la morte di un ragazzo afroamericano, Freddie Gray, in custodia della polizia.

Caso analogo a Detroit
Lunedì, prima che la città del Maryland vivesse una giornata di tensione, a Detroit avveniva un altro caso che farà discutere: un ragazzo afroamericano di 20 anni è stato ucciso da un agente nell'appartamento del padre, dove la polizia era andata per arrestarlo; secondo la ricostruzione della polizia, Terrance Kellom, ricercato per aver violato la libertà vigilata, avrebbe affrontato con un martello il poliziotto, che a quel punto avrebbe reagito sparando diversi colpi. Il padre, che aveva fatto entrare gli agenti in casa, però, ha fornito una versione diversa: «Mio figlio non era armato, non capisco perché sia stato ucciso. Mio figlio non lo meritava». Secondo il Detroit News, l'agente che ha sparato, Mitchell Quinn, 39 anni, era stato sospeso dopo essere stato accusato, sette anni fa, di aver puntato la sua pistola alla testa della moglie durante una lite. Archiviate le accuse, è stato assegnato al Detroit Fugitive Apprehension Team, che si occupa di rintracciare i fuggitivi, come nel caso di Kellom. Circa duecento persone hanno manifestato pacificamente di fronte alla casa dove il ragazzo è stato ucciso.

Complessa la situazione a Baltimora
Più complessa la situazione a Baltimora, dove la polizia ha sparato lacrimogeni e proiettili al peperoncino contro i dimostranti che hanno sfidato il coprifuoco, che però è stato sostanzialmente rispettato. In tutto sono state arrestate dieci persone, ha detto il commissario di polizia Anthony Batts in conferenza stampa. «I cittadini - ha detto - sono al sicuro. La situazione in città è stabile», al contrario della notte precedente, conclusasi con 15 edifici e 144 veicoli in fiamme, almeno 20 poliziotti feriti e 235 arresti.

La morte di Gray
Freddie Gray, 25 anni, è morto domenica 19 aprile, a una settimana dall'arresto, in seguito a una grave fattura alla colonna vertebrale. Non è chiaro perché la polizia lo avesse fermato: sembra che fosse scappato dopo un «contatto visivo» con i poliziotti. «Questa è una delle cose che dobbiamo capire: se c'era qualcosa in più dell'essersi messo a correre. Non c'è una legge contro la corsa» ha detto il commissario di polizia, Anthony Batts, che ha poi detto che l'inchiesta andrà avanti fino al primo maggio. «Non ci sono prove sull'uso della forza" da parte dei poliziotti, ha detto il suo vice, Jerry Rodriguez. "Ha subito una lesione alla spina dorsale, che ha provocato la morte. Quello che non sappiamo, e quello che dobbiamo scoprire, è come sia successo». Sei poliziotti sono stati sospesi dopo la sua morte. La morte di Gray solleva nuovi interrogativi sui metodi usati dalle forze dell'ordine, soprattutto contro i neri. Tra i tanti casi che negli ultimi mesi hanno provocato le proteste e la rabbia della comunità afroamericana c'è quello di Walter Scott, un cinquantenne disarmato ucciso a colpi di pistola alle spalle da un poliziotto bianco a North Charleston, in South Carolina, all'inizio del mese.