12 dicembre 2024
Aggiornato 16:00
Attacco jihadista in Somalia

Somalia, morti quattro operatori Unicef

Tra le sei vittime dell'attentato di questa mattina a Garowe, nel nord della Somalia, figurano quattro membri dello staff dell'Unicef, mentre altri quattro colleghi sono rimasti feriti in modo grave. L'attentato è stato rivendicato dal gruppo jihadista somalo degli Shebab.

GAROWE (askanews) - Tra le sei vittime dell'attentato di questa mattina a Garowe, nel nord della Somalia, figurano quattro membri dello staff dell'Unicef, mentre altri quattro colleghi sono rimasti feriti in modo grave. E' quanto si legge in un comunicato diffuso dall'agenzia dell'Onu.

Staff Unicef colpito
«L'attacco effettuato con un dispositivo esplosivo improvvisato è avvenuto mentre lo staff si stava spostando dagli alloggi all'ufficio, in un percorso che normalmente richiede tre minuti di macchina - si legge nella nota - l'Unicef sta contattando le famiglie dello staff e sta trasportando i feriti via aereo».

Morti sei dipendenti Onu
L'attentato è stato rivendicato dai jihadisti somali di Shebab. Secondo le autorità locali, tra le persone rimaste uccise ci sono quattro cittadini stranieri; si tratterebbe, secondo radio Garowe, di un ugandese, un afgano e due kenioti. Tra i sette feriti ci sarebbero due stranieri.«Abbiamo la conferma della morte di sei dipendenti Onu, tra cui un cittadino straniero - ha detto il funzionario di polizia Abdullahi Mohamed - si pensa che l'ordigno fosse piazzato sul minibus e sia esploso nei pressi dell'ufficio Onu».

La rivendicazione dei jihadisti Shebab
«Abbiamo colpito l'Onu a Garowe, ne abbiamo uccisi alcuni e feriri altri. Loro fanno parte della forza di colonizzazione della Somalia», ha detto il portavoce degli Shebab, Abdulaziz Abu Musab. Secondo quanto riferito dalla polizia, un ordigno piazzato sul minibus è stato fatto esplodere nei pressi di un ufficio Onu. «Sono ancora in corso le indagini, ma posso confermare che l'ufficio Onu non è stato colpito», ha detto il funzionario di polizia Abdullahi Mohamed.