27 agosto 2025
Aggiornato 23:30
Riavviato il dialogo con Asmara

UE: diamo fondi all'Eritrea per fermare l'immigrazione

Dopo l'arrivo in Europa di 37.000 migranti eritrei nel 2014, l'Ue stanzia un pacchetto da 300 mln per risolvere alla radice il problema dell'immigrazione. Dall'Italia sarà destinato un aiuto bilaterale da 2,5 mln. Intanto, Asmara esorta il nostro Paese a «darsi da fare nel concreto», e ad assumere la leadership nell'affrontare l'emergenza migratoria nel Mediterraneo.

BRUXELLES (askanews) - Dopo l'arrivo in Europa di 37.000 migranti eritrei nel 2014, l'Italia e l'Unione europea hanno riavviato un dialogo con Asmara per cercare di risolvere alla radice la questione dei flussi migratori, discutendo anche di possibili aiuti economici per sostenere lo sviluppo economico del paese del Corno d'Africa. Asmara sta discutendo con l'Ue un piano di aiuti da oltre 300 milioni di euro per il periodo 2014-20, mentre l'Italia avrebbe proposto di riavviare, dopo 10 anni, i rapporti di cooperazione, con un primo possibile stanziamento di circa 2,5 milioni di euro, da destinare al sostegno dello sviluppo agricolo e del settore sanitario. Aperture che hanno sollevato l'obiezione di docenti interanzionali, attivisti della diaspora ed ex diplomatici eritrei, che hanno lanciato un appello perchè gli aiuti siano legati a contropartite da parte di Asmara sul fronte del rispetto dei diritti umani.

Accordo Eritrea-Ue all'insegna della cooperazione
Secondo quanto riferito venerdì scorso su Twitter dal consigliere del Presidente eritreo Isaias Afeweki, Yemane Gebreab, «Eritrea e Ue stanno per firmare l'11esimo accordo di cooperazione nell'ambito del Fondo europeo per lo sviluppo, perlopiù incentrato sul rafforzamento dell'infrastruttura energetica del Paese». E' stato lo stesso commissario Ue, Neven Mimica, a riferire alla fine di marzo della prossima definizione di un pacchetto di aiuti da 312 milioni di euro, quasi tre volte tanto gli aiuti stanziati nel 2007 (122 milioni di euro), con l'auspicio di arginare l'esodo degli eritrei sostenendo lo sviluppo del paese.

Dall'Italia possibile aiuto di 2,5 milioni di euro
Da parte sua l'Italia, durante la missione di una delegazione della Farnesina ad Asmara alla fine di marzo, ha proposto un possibile aiuto da 2,5 milioni di euro, anche «se al momento non esiste niente di formale, di preciso», e bisognerà «vedere» come si svilupperà il processo di normalizzazione dei rapporti bilaterali avviato la scorsa estate, con la visita nella capitale eritrea del viceministro agli Esteri Lapo Pistelli. «La questione è vedere se c'è la possibilità di avviare rapporti normali con l'Eritrea progressivamente, a fronte dell'enorme scoglio dei diritti umani che viene sollevato continuamente nei nostri incontri», hanno riferito fonti della Farnesina ad askanews.

L'Eritrea sembra pronta a collaborare
Tuttavia, negli ultimi mesi sono stati registrati segnali del fatto che «il paese si sta muovendo»: innanzitutto con la partecipazione, non scontata, al varo del processo di Khartoum, lo scorso novembre a Roma, insieme ai 28 Stati membri Ue e agli paesi di origine e di transito lungo la cosiddetta rotta migratoria del Corno d'Africa, dove hanno «riconosciuto che c'è un problema di emigrazione, mentre prima parlavano di disertori». Quindi, sempre nella stessa occasione, Asmara ha assicurato di voler mettere fine alla pratica di un servizio militare a tempo indefinito, indicata dall'Onu come una delle principali cause della fuga di migliaia di eritrei verso l'Europa, e di aver reintrodotto la norma che prevede 18 mesi di leva; poi, a gennaio, le autorità eritree hanno rilasciato sei giornalisti detenuti dal 2009, e Asmara parteciperà di nuovo alla riunione in programma a fine aprile in Egitto del Comitato direttivo del Processo di Khartoum, in cui si verificherà ulteriormente «il livello di coinvolgimento di Asmara». In Egitto si valuteranno i primi progetti e i primi orientamenti concreti del processo di Khartoum che, in questa prima fase, punta a contrastare in particolare la lotta al traffico di esseri umani.

Ma sui diritti umani, Asmara ha ancora tanto da fare
Da parte eritrea l'Italia viene sollecitata a intensificare i rapporti, in particolare ad «andare sul concreto», perchè l'Italia viene considerato il paese che si dovrebbe far avanti nel Corno d'Africa, secondo quanto riferito da fonti eritree, convinte che altri paesi seguirebbero l'esempio di Roma. Ma le recenti aperture ad Asmara da parte europea hanno sollevato la protesta di docenti internazionali, attivisti ed ex diplomatici eritrei che, a fine marzo, hanno denunciato l'assenza di «prove del fatto che l'Eritrea abbia attuato riforme nel suo regime per i diritti umani, compreso per quanto riguarda il servizio militare». A fronte di una situazione immutata ad Asmara e alle recenti prese di posizione di governi europei, quali quello danese e britannico, per rivedere le norme per la concessione dell'asilo politico ai cittadini eritrei, i firmatari dell'appello hanno chiesto a tutti i governi Ue di rispettare il principio di non respingimento e di procedere con le richieste di asilo, mentre la Commissione europea è stata invitata a «sospendere la definizione di un pacchetto di aiuti al governo eritreo fino a quando non sarà garantito pieno e illimitato accesso al paese alla Commissione di inchiesta Onu sull'Eritrea», perchè possa così indagare sulle accuse di violazioni dei diritti umani.