29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Lotta al terrorismo

Pagando i riscatti, l'Europa finanzia al Qaida

E' il titolo di un articolo del New York Times che prende di mira il comportamento dei Paesi europei. Mentre gli Stati Uniti e altre nazioni si rifiutano, scrive il Times, di consegnare il denaro ai rapitori, gli Stati europei lo fanno, finanziando, senza volerlo, le operazioni di al Qaida nel mondo.

NEW YORK - Pagando i riscatti, l'Europa finanzia al Qaida. E' il titolo di un articolo del New York Times che prende di mira il comportamento dei Paesi europei. Mentre gli Stati Uniti e altre nazioni si rifiutano, scrive il Times, di consegnare il denaro ai rapitori, gli Stati europei lo fanno, finanziando, senza volerlo, le operazioni di al Qaida nel mondo.

Il Times ricorda il pagamento di un riscatto di 5 milioni di euro nel 2003, effettuato in Mali da un funzionario tedesco per ottenere la liberazione di 32 europei, ostaggio di un gruppo di estremisti islamici. Undici anni dopo, i passaggi di denaro a Bamako (Mali) sono diventati un'abitudine, come nel resto del mondo. Sequestrare gli europei per ottenere un riscatto è diventato un business globale per al Qaida.

125 MILIONI DI DOLLARI - I governi europei negano di pagare i riscatti, ma da un'indagine del New York Times emerge che al Qaida e i suoi affiliati hanno ottenuto almeno 125 milioni di dollari in questo modo dal 2008, di cui 66 milioni solo lo scorso anno. Secondo le informazioni ottenute e diffuse dal dipartimento del Tesoro americano, il totale ricevuto grazie ai riscatti, nello stesso periodo, sarebbe pari a circa 165 milioni. Pagamenti effettuati quasi esclusivamente da Stati europei, mascherati spesso da aiuti umanitari. Il business dei riscatti è stato rivelato anche dalle pagine di un documento di al Qaida trovato nel nord del Mali dall'autore dell'articolo del New York Times.

I ministri degli Esteri di Austria, Francia, Germania, Italia e Svizzera hanno negato in interviste telefoniche o via e-mail di aver pagato i terroristi. Il dilemma, hanno raccontato funzionari coinvolti nelle negoziazioni, è sempre quello tra pagare i terroristi o lasciare che persone innocenti siano uccise. Il fatto è che, sostiene il Times, pagando i riscatti l'Europa ha dato il via a un circolo vizioso. "Rapire per ottenere un riscatto è diventata la più significativa fonte di finanziamento per i terroristi" ha detto David Cohen, sottosegretario al Tesoro per il terrorismo e l'intelligence finanziaria, in un discorso del 2012. "Ogni transazione incoraggia un'altra transazione". Se nel 2003 i rapitori ricevevano 200.000 per ogni ostaggio, oggi il conto è salito fino a 10 milioni di dollari.

Consapevoli degli affari che possono concludere, ormai i terroristi uccidono solo in rari casi gli ostaggi, a differenza di quello che avveniva un decennio fa, quando i video delle uccisioni di occidentali erano diffusi in tutto il mondo. Ora gli estremisti sono consapevoli che possono portare avanti la jihad tenendo vivi gli ostaggi e rilasciandoli in cambio di valigie di contanti.

RESISTONO SOLO WASHINGTON E LONDRA - Solo in pochi hanno resistito, rifiutandosi di pagare i riscatti, con in testa Stati Uniti e Regno Unito. Anche se Washington e Londra hanno negoziato - come provato dal recente caso del sergente statunitense Bowe Bergdahl scambiato con cinque talebani detenuti a Guantanamo - hanno deciso di non accettare in nessun caso di pagare i terroristi. Una decisione che ha avuto delle terribili conseguenze, con pochi sequestrati di cittadinanza britannica o statunitense tornati a casa vivi.

Il Times ricorda anche il caso di Mariasandra Mariani, l'italiana rapita in Algeria nel 2011 e tenuta in ostaggio per 14 mesi insieme a due spagnoli, tutti rilasciati in cambio di circa otto milioni di euro. Mariani disse ai sequestratori che la sua famiglia non avrebbe mai potuto pagare il riscatto e che non lo avrebbe fatto nemmeno il governo italiano, ha raccontato il Times. I suoi rapitori la rassicurarono: «I governi dicono sempre che non pagheranno. Quando tornerai a casa, voglio che tu dica alla gente che il vostro governo paga. Lo fa sempre».