Repressione dei media parola chiave nel 2011, anche in USA e Italia
I giornalisti, con le loro cronache, non hanno mai infastidito così tanto i nemici della libertà. E nemmeno gli atti di censura e gli attacchi fisici ai giornalisti sono mai stati così numerosi. Italia 61° ancora con una dozzina di giornalisti sotto protezione
PARIGI - In tutto il mondo, anche in Paesi democratici come Stati Uniti, Francia e Italia, il lavoro dei giornalisti è stato oggetto di minacce e violenze nel 2011, anno delle rivoluzioni arabe e delle contestazioni. Lo afferma il rapporto annuale di Reporters sans frontières.
«La parola-chiave del 2011 è stata repressione», scrive Rfs nel suo rapporto. «La libertà d'informazione non è mai stata così tanto associata alla democrazia. I giornalisti, con le loro cronache, non hanno mai infastidito così tanto i nemici della libertà. E nemmeno gli atti di censura e gli attacchi fisici ai giornalisti sono mai stati così numerosi», continua l'associazione.
Italia 61° ancora con una dozzina di giornalisti sotto protezione - Entrando nel dettaglio, spiega Reporters sans frontières «all'interno dell'Unione Europea», la graduatoria sulla libertà di stampa «riflette una continuazione della già marcata distinzione tra Paesi come la Finlandia e i Paesi Bassi, che hanno sempre ottenuto una valutazione molto positiva, e Paesi come la Bulgaria (80°), la Grecia (70°) e l'Italia (61°- che ha ancora circa una dozzina di giornalisti sotto protezione) che non sono riusciti ad affrontare la questione delle violazioni delle libertà dei media, soprattutto a causa della mancanza di volontà politica».