La Grecia in crisi «affitta» l'Acropoli ai pubblicitari
Costerà 1.600 euro al giorno per le riprese professionali. Un'iniziativa considerata profana dagli archeologi. Intanto le banche private ribadiscono l'impegno per la ricerca di un accordo
ATENE - L'Acropoli e altri luoghi archeologici simbolo della Grecia saranno dati in affitto a fini pubblicitari per rimpinguare le casse dello Stato. Un'iniziativa considerata profana dagli archeologi.
La decisione, presa mentre il paese ellenico tenta di risollevarsi dall'orlo della bancarotta, si iscrive in una serie di misure che puntano a «facilitare» l'accesso al patrimonio greco e a meglio garantire la sua promozione, ha precisato il ministero della Cultura greco. I siti saranno dati in affitto dalla Cassa delle risorse archeologiche e i fondi così raccolti saranno investiti nella loro sorveglianza e manutenzione.
Costerà 1.600 euro al giorno per le riprese professionali - Lo sfruttamento a fini commerciali delle antichità e dei siti greci dipendeva fino ad oggi solamente dal Consiglio centrale archeologico, molto attento alla salvaguardia del patrimonio. Negli ultimi decenni, solamente qualche fortunato, tra cui la regista greco-canadese Nia Vardalos e il collega americano Francis Ford Coppola, hanno potuto girare all'Acropoli, dato che le riprese o le sedute fotografiche erano vietate.
Una circolare ministeriale di fine dicembre fissa le nuove regole, comprese le location per le manifestazioni, con l'esempio di un forfait quotidiano di 1.600 euro per delle riprese professionali sull'Acropoli. «Affittano il Partenone», ha titolato indignato il quotidiano popolare di destra Eleftheros Typos.
Le banche private ribadiscono l'impegno per la ricerca di un accordo - Le banche greche hanno ribadito il loro impegno per raggiungere un accordo sulla ristrutturazione del debito della Grecia, per evitare la bancarotta del Paese.
L'IIF, Instituto della finanza internazionale, conferma il ritorno al tavolo dei suoi caponegoziatori per mercoledì ad Atene e «ribadisce il loro impegno a raggiungere un accordo per una riduzione del debito su base volontaria».
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