Afghanistan, l'impegno americano potrebbe andare oltre il 2014
Lo dice il comandante delle truppe NATO in Afghanistan John Allen al New York Times. NATO: attentato a Ghazni, uccisi 5 soldati polacchi. Morte misteriosa soldato USA, colleghi sotto accusa
NEW YORK - L'impegno delle forze armate americane in Afghanistan potrebbe andare oltre il 2014, la data del ritiro delle truppe dal paese indicata in precedenza dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
In un'intervista al New York Times John Allen, comandante delle truppe Nato in Afghanistan, ha detto che le negoziazioni su una partnership strategica con il governo del presidente Hamid Karzai «includerebbero quasi certamente una discussione sulla composizione della presenza militare dopo il 2014». Secondo Allen in Afghanistan rimarranno «probabilmente consulenti, militari impegnati nell'addestramento delle truppe afgane e specialisti dell'intelligence».
Non è la prima volta che si parla di un mantenimento della presenza americana dopo il 2014. Ryan Crocker, l'ambasciatore americano in Afghanistan, aveva detto settimane fa che gli Stati Uniti erano aperti a mantenere truppe in Afghanistan se il governo di Karzai lo avesse richiesto. Ma il generale Allen è il militare con grado più alto ad essersi esposto finora sulla questione, cosa che rende la permanenza degli americani in Afghanistan dopo il 2014 più plausibile.
Il presidente Obama non ha mai escluso la possibilità che le forze americane restino nel paese dopo la data fissata per il ritiro, ma non ne ha mai parlato apertamente nei suoi discorsi pubblici.
Allen, da parte sua, ha enfatizzato la necessità di un impegno militare e civile in Afghanistan che sia di lungo periodo, al fine di evitare l'instabilità politica che si è avuta in Iraq dopo la partenza delle truppe americane. Secondo Allen, nonostante l'opinione pubblica americana sia esausta dalla guerra in Afghanistan, dal punto di vista militare sarebbe necessario un impegno di altri tre anni. Ovviamente non è chiaro se il Congresso sarebbe a favore di spendere decine di miliardi di dollari necessari per portare avanti tale impegno.
ISAF: Fragile stabilità, meno 8% di violenze nel 2011 - L'attuale situazione in Afghanistan è di «fragile stabilità». E' quanto ha detto il vicecomandante di Isaf, generale Marchiò, durante lo scambio di auguri di Natale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Per quel che riguarda la sicurezza è stato registrato un decremento pari a circa l'8% delle violenze rispetto allo scorso anno», ha spiegato l'alto ufficiale italiano. Si tratta di un risultato ottenuto grazie alla «attività di prevenzione, allo sviluppo delle capacità delle forze di sicurezza locali e alla partecipazione della popolazione alle iniziative delle autorità locali», ha sottolineato il generale.
Una definizione, quella di «fragile stabilità», che è piaciuta al capo dello Stato. «Dà conto dei progressi compiuti ma anche dei rischi che permangono nel paese», ha replicato Napolitano.
NATO: attentato a Ghazni, uccisi 5 soldati polacchi - Cinque soldati del contingente Isaf sono rimasti uccisi in un attentato alla periferia di Ghazni, capoluogo dell'omonima provincia nel sud-est dell'Afghanistan. Lo riferisce la Nato in un comunicato. La sicurezza in questa provincia è sotto la responsabilità del contingente polacco.
L'attacco è stato rivendicato con un sms inviato alla France Presse dal portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid.
Morte misteriosa soldato USA, colleghi sotto accusa - Otto soldati americani in servizio in Afghanistan sono stati incriminati per reati connessi al presunto suicidio del commilitone Danny Chen, 19 anni. Chen, figlio di immigrati cinesi e che non parlava inglese, era morto il 3 ottobre dentro una torre di guardia nella provincia di Kandahar a causa «di una ferita da arma da fuoco apparentemente autoinflitta».
Già a ottobre, secondo quanto riportato dal New York Times, era emerso che i soldati avrebbero commesso violenze fisiche contro Chen e lo avrebbero schernito con offese razziste.
Oggi le autorità militari hanno annunciato i capi di imputazione a carico dei commilitoni di Chen. I sergenti Andrew Van Bockel, Adam Holcomb, Jeffrey Hurst, Thomas Curtis e lo specialista Ryan Offutt sono stati accusati di omicidio involontario, violenza di gruppo, omicidio colposo e messa in pericolo della vita altrui.
Il tenente Daniel Schwartz è stato accusato di omissione di doveri d'ufficio, il sergente Blaine Dugas di omissione di doveri d'ufficio e di aver denunciato il falso e il sergente Travis Carden di maltrattamento e violenza.
Secondo il Washington Post dai documenti delle autorità militari non è chiaro se il dipartimento della Difesa creda che siano stati effettivamente i commilitoni a uccidere Chen, o se i maltrattamenti e le violenze contro di lui lo abbiano portato al suicidio.
Il sergente Alan Davis, un portavoce delle forze armate, ha fatto sapere che i militari accusati sono sotto una «maggiore supervisione», nella nuova base in cui sono stati trasportati, ma non sono stati incarcerati. Secondo Davis saranno tutti processati in Afghanistan.