28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Dopo l'attacco all'Ambasciata britannica

Gli europei fanno muro contro Teheran

Londra e Oslo chiudono la sede diplomatica, Italia valuta la misura. Domani i Ministri degli Esteri europei potrebbero inoltre decidere nuove sanzioni contro l'Iran

TEHERAN - All'indomani dell'assalto contro l'ambasciata britannica in Iran, i governi dell'Unione europea fanno «muro» contro le autorità della repubblica islamica. Londra e Oslo hanno chiuso la propria sede diplomatica a Teheran, iniziativa che anche l'Italia sta valutando, come ha annunciato il ministro degli Esteri Giulio Terzi. Francia e Olanda e Germania hanno invece richiamato il proprio ambasciatore nella capitale iraniana.

Il Regno Unito ha chiuso la sua ambasciata a Teheran e ha imposto la chiusura entro 48 ore dell'ambasciata iraniana a Londra, in rappresaglia all'irruzione di ieri. «Abbiamo chiuso la nostra ambasciata a Teheran», ha dichiarato il segretario del Foreign Office William Hague davanti ai deputati a Londra, affermando che i manifestanti che hanno messo sottosopra la sede diplomatica non avrebbero potuto agire «senza il consenso almeno parziale» del regime iraniano. «Abbiamo deciso di sgomberare tutto il nostro personale», ha aggiunto, precisando che «gli ultimi membri avevano lasciato l'Iran».
L'operazione di sgombero si è svolta con il concorso del ministero degli Esteri iraniano e di molte ambasciate europee, tra cui l'ambasciata di Francia, dove i diplomatici britannici hanno trascorso la notte dopo essere stati sgomberati ieri sera.
Il Regno Unito ha così «imposto (...) la chiusura immediata dell'ambasciata iraniana a Londra» e la partenza dei «membri del personale diplomatico iraniano» entro venerdì, ha aggiunto Hague acclamato dai deputati. La chiusura delle due ambasciate «riduce le nostre relazioni con l'Iran al livello più inferiore, compatibile comunque con il mantenimento di relazioni diplomatiche».

I dimostranti che ieri hanno preso di mira l'ambasciata britannica hanno beneficiato della passività delle forze dell'ordine presenti in numero nutrito davanti all'ambasciata, mentre la loro azione era seguita in diretta dalla televisione iraniana. Chiedevano la chiusura della missione britannica, in rappresaglia alle nuove sanzioni adottate la settimana scorsa da Londra, in relazione con gli Stati Uniti e il Canada, per spingere Teheran a rinunciare al suo controverso programma nucleare. Londra aveva deciso di spezzare ogni legame tra il settore finanziario britannico e le banche dell'Iran, dopo la pubblicazione di una relazione dell'Aiea (agenzia internazionale per l'energia atomica) che sostiene i sospetti degli occidentali secondo i quali Teheran avrebbe lavorato alla fabbricazione di un'arma nucleare, malgrado le ripetute smentite.
L'azione contro l'ambasciata, all'indomani del voto da parte del Parlamento iraniano di una legge che prevede l'espulsione dell'ambasciatore britannico a Teheran, ha fatto schizzare alle stelle la tensione tra Iran e Paesi occidentali, già altissima.
Molte capitali hanno preso misure di ritorsione: Parigi, Berlino e Amsterdam hanno richiamato il loro ambasciatore a Teheran per «consultazioni», mentre Oslo ha temporaneamente «chiuso» la sua ambasciata in Iran. «Stiamo valutando» la chiusura dell'ambasciata italiana, ha detto Terzi, che ha anche sottolineato che un'azione militare contro il regime «sarebbe devastante».

Domani i ministri degli Esteri europei potrebbero inoltre decidere nuove sanzioni contro l'Iran, mettendo in particolare 143 nuove società ed organizzazioni iraniane sulla lista del congelamento degli asset, secondo fonti diplomatiche. Il ministero degli Esteri iraniano da parte sua ha espresso «il suo rammarico per il comportamento inaccettabile di un piccolo numero di manifestanti» e ha promesso che l'attacco di ieri avrebbe avuto un «seguito giudiziario». Il vice capo della polizia iraniana, il generale Ahmad Reza Radan, ha confermato ieri che alcuni facinorosi erano stati arrestati o identificati, senza precisarne il numero. Ma la linea dura del regime che si richiama alla guida della repubblica islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, ha al contrario giustificato l'azione dei manifestanti.