10 ottobre 2024
Aggiornato 13:30
Oslo | Premio Nobel

Nobel per la pace a due liberiane e una yemenita

Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia, l'avvocatessa libeiana Leymah Roberta Gbowee, e l'attivista yemenita Tawakkol Karman. Per la loro lotta «nonviolenta» a favore delle donne

OSLO - Il premio Nobel per la pace 2011 è stato assegnato a Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia, all'avvocatessa libeiana Leymah Roberta Gbowee, e all'attivista yemenita Tawakkol Karman. Le tre «laureate» sono state premiate, così recita la motivazione letta dal presidente del comitato del Nobel Thorbjoern Jagland, «per la loro lotta nonviolenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto a partecipare ai processi di pace».

Leymah Gbowee, nata nel 1972, è una militante pacifista e nonviolenta che ha contribuito a mettere fine alle guerre civili che hanno dilaniato il suo paese sino al 2003. Piccola, di carnagione chiara (per questo è soprannominata «rossa«), la Gbowee ha da poco pubblicato la sua autobiografia, «Mighty Be Our Powers: How Sisterhood, Prayer, and Sex Changed a Nation at War» («La forza dei nostri poteri: come le comunità di donne, la preghier e il sesso hanno cambiato una nazione in guerra«).
Tra le iniziative più note dell'attivista, di etnia Kpellè, nota anche come la «guerriera della pace», va ricordato «lo sciopero del sesso», un'iniziativa che costrinse il regime di Charles Taylor ad ammetterla al tavolo delle trattative per la pace».

Ellen Johnson Sirleaf, attuale presidente della Liberia e prima donna a rivestire questo incarico nel continente africano è arrivata al potere nel 2005, la «Signora di ferro» africana è impegnata nella ricostruzione del suo Paese, devastato da 14 anni di guerra civile. che ha fatto 250.000 morti.
Di formazione economista, Master of Public Administration presso l'Università Harvard nel 1971, Johnson-Sirleaf parte in esilio a Nairobi, in Kenya, nel 1980, dopo il rovesciamento dell'allora presidente William Tolbert. Torna in patria solo nel 1985, per partecipare alle elezioni del Senato della Liberia, ma quando accusa pubblicamente il regime militare, è condannata a dieci anni di prigione. Rilasciata dopo poco tempo, si trasferisce a Washington e torna in Liberia solo nel 1997 nel ruolo di economista, lavorando per la Banca Mondiale e per la Citibank in Africa.
Corre per la prima volta alle presidenziali contro Charles Taylor nel 1997, ma raggiunge solo il 10% dei voti, contro il 75% di Taylor, che poi l'accusa di tradimento.
Dopo la sua vittoria alle elezioni del 2005, Johnson-Sirleaf pronuncia uno storico discorso alle camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, chiedendo il supporto americano per aiutare il suo paese a «divenire un faro splendente, un esempio per l'Africa e per il mondo di cosa può ottenere l'amore per la libertà.» Johnson-Sirleaf è madre di quattro figli (due vivono negli USA e due in Liberia) e ha sei nipoti, alcuni dei quali vivono ad Atlanta.

Ha invece appena 32 anni, esattamente come quelli del potere del presidente yemenita Ali Abdallah Saleh, Tawakkol Karman è un'attivista yemenita per i diritti umani, divenuta in poco tempo la leader della protesta femminile contro il regime yemenita.
Giornalista e fondatrice dell'associazione «Giornaliste senza catene» e militante nel partito islamico e conservatore Al Islah, primo gruppo di opposizione, Karman è una delle tre donne premiate oggi con il Nobel per la Pace.
Nel gennaio di quest'anno era stata arrestata dalle autorità yemenite, costrette poi a rilasciarla sotto la pressione delle manifestazioni in suo sostegno, che hanno portato in strada migliaia di persone.
Dopo avere dedicato il suo premio Nobel per la pace 2011 alla Primavera araba, l'attivista yemenita Tawakkol Karman ha dichiarato che il riconoscimento rappresenta «una vittoria per la rivoluzione» dello Yemen.
«Questo premio è una vittoria per la rivoluzione e per il carattere pacifico di questa rivoluzione», ha dichiarato la 32enne, leader della protesta femminile contro il regime del presidente contestato Ali Abdallah Saleh. Karman ha rilasciato le sue dichiarazioni a France Presse da Piazza del Cambiamento, epicentro delle proteste scoppiate nel paese arabo a fine gennaio.