29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
La guerra di Libia

Algeri: «Gheddafi non è qui»

L'Agenzia Mena: «Convoglio del rais ha passato confine». Cnt: «Gheddafi avrà un processo equo». Merkel: «Sia processato all'Aia». Frattini e Hague: «Aiutare la popolazione e scongelare beni»

TRIPOLI - L'Algeria smentisce «categoricamente» la notizia diffusa dall'agenzia egiziana Mena, secondo cui un convoglio di sei Mercedes blindate, con a bordo probabilmente alti responsabili libici o lo stesso Muammar Gheddafi, sarebbe arrivato ieri in Algeria dalla Libia.
«Questa informazione è priva di qualsiasi fondamento e la smentiamo nella maniera più categorica» ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Amar Belani, all'agenzia Aps.
In precedenza, un alto responsabile algerino aveva giudicato la notizia diffusa dalla Mena «poco probabile». Il governo di Algeri non ha riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione ribelle e non ha nemmeno mai chiesto l'abbandono del potere da parte di Gheddafi, osservando una «stretta neutralità e rifiutando qualsiasi ingerenza negli affari interni» del Paese vicino, come ribadito ieri dallo stesso portavoce.

Cnt: «Gheddafi e i gerarchi avranno un processo equo» - Muammar Gheddafi e i suoi gerarchi avranno diritto ad un «processo equo» e verrà accordata loro la protezione necessaria perché non vi siano «esecuzioni sommarie»: lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Nazionale di Transizione libico, Mustafà Abdel Jalil.
«Chiediamo a Gheddafi e ai suoi familiari e collaboratori di arrendersi, in modo da proteggerli ed evitare loro un'esecuzione sommaria: garantiremo loro un processo equo, quale che siano le loro imputazioni», ha dichiarato Jalil in una conferenza stampa tenuta a Bengasi, sottolineando come la giustizia libica sia in questo caso «quella principale» mentre il Tribunale Penale Internazionale costituisca quella «complementare».
Jalil ha infine dichiarato che «i gerarchi del regime di Gheddafi che non abbiano espresso pubblicamente il proprio sostegno alla ribellione o non abbiano assunto un atteggiamento chiaro non avranno alcun futuro politico in Libia, ma nessuno potrà attentare alla loro vita o togliere loro la cittadinanza» libica.

Merkel: «Gheddafi sia processato all'Aia» - Anche per la cancelliera tedesca Angela Merkel, una volta catturato, il colonnello libico Muammar Gheddafi dovrà essere processato dalla Corte penale internazionale dell'Aia: «Sì. Gheddafi dovrà avere un processo conforme al diritto, di quelli che non ha mai concesso ai suoi oppositori», ha dichiarato la leader conservatrice tedesca al settimanale Bild am Sonntag.

Jalil: «A Tripoli mancano farmaci e beni di primo soccorso» - La situazione sanitaria a Tripoli sembra sempre più precaria e il presidente del Consiglio nazionale di transizione, Mustafà Abdel Jalil, lancia un appello umanitario alle organizzazioni perchè mandino farmaci e beni di prima necessità.
«Facciamo appello a tutte le organizzazioni umanitarie e diciamo che Tripoli ha bisogno di medicine, beni di primo soccorso e materiale chirurgico», ha detto Jalil ammettendo che a Tripoli scarseggiano anche i beni alimentari di prima necessità.
In città funzionano a singhiozzo anche acqua e luce a causa di continue interruzioni, secondo Jalil dovute ai «sabotaggi delle forze di Gheddafi».

Frattini e Hague: «Aiutare la popolazione e scongelare beni» - Italia e Gran Bretagna esprimono la medesima preoccupazione per la situazione umanitaria in molte zone della Libia e convergono sulla necessità di un impegno delle Nazioni unite a sostegno della popolazione duramente colpita.
Di questo ma anche della Siria hanno discusso lungamente in un colloquio telefonico il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini e il suo omologo britannico, William Hague.
Per rilanciare l'economia libica, secondo i due ministri, è prioritario scongelare i beni libici all'estero. In questo senso, fa sapere la Farnesina, si auspica una risoluzione delle Nazioni unite già la settimana prossima. Intanto Roma e Londra sottolineano l'importanza di riaprire, il prima possibile, le sedi diplomatiche europee a Tripoli.
Per quanto riguarda la Siria, Frattini e Hague, oltre a ribadire l'inaccettabilità delle repressione di Damasco, si augurano che il Consiglio di sicurezza dell'Onu approvi il prima possibile una risoluzione con una serie di sanzioni contro il regime.
I due ministri hanno anche condiviso l'utilità di mantenere uno stretto raccordo davanti all'iniziativa dell'Autorità nazionale palestinese di proporre il riconoscimento dello Stato palestinese alla prossima Assemblea generale dell'Onu a settembre.