13 ottobre 2025
Aggiornato 05:00
Presidenziali USA 2012

Rick Perry «vende» il boom del Texas e chiama «traditore» Bernanke

Dibattito sulle fortune economiche dello Stato: bravura o fortuna?. Il Governatore contro Bernanke, «quasi un traditore»

NEW YORK - Mentre l'America fatica a lasciarsi alle spalle la recessione - tra crisi finanziaria, battaglia politica per il debito pubblico e downgrade di Standard & Poor's - c'è uno stato che sta attraversando un periodo particolarmente florido: il Texas. Dove l'economia cresce al doppio della velocità media americana e sono stati creati un terzo dei posti di lavoro totali in America da quando è finita ufficialmente la recessione, nel giugno del 2009. Non solo: i prezzi degli immobili sono rimasti stabili, nonostante siano calati in gran parte del Paese. Il governatore del Texas, a partire dal 2000, è il repubblicano Rick Perry, ultimo arrivato nella corsa per la Casa Bianca. Ma il periodo florido che sta attraversando lo Stato è davvero tutto merito suo?

I dubbi degli economisti - Anche prima della candidatura ufficiale di questo weekend, il governatore del Texas ha avviato una campagna per sottolineare il suo contributo: «Non sono mai stati creati così tanti posti di lavoro, ci sono riuscito controllando la spesa senza alzare le tasse». E ancora: «Se mi date l'opportunità, posso replicare i risultati in larga scala e risanare l'economia degli Stati Uniti». Ma alcuni economisti non sono d'accordo e sostengono che il l'andamento dello stato non è attribuibile a Perry, che «ha governato con il pilota automatico, mentre beneficiava degli introiti dell'industria petrolifera». Inoltre, secondo Dick Lavine, analista fiscale al centro di ricerca Center for Public Policy Priorities, la politica adottata in Texas non è applicabile agli Stati Uniti, perché i problemi economici dell'intero Paese sono più complessi.

Il contributo dell'industria del petrolio - Rick Perry, da quando ha sostituito George W. Bush nel 2000 alla guida del Texas, non ha avviato riforme radicali, ma si è limitato a modificare la politica adottata dal suo predecessore: incentivi finanziari per favorire la crescita delle imprese e tagli alle tasse sull'acquisto di immobili, toccando il meno possibile le tasse dei contribuenti. Ha favorito sicuramente il boom economico anche l'industria del petrolio che, insieme al gas naturale, frutta ogni anno 325 miliardi di dollari allo Stato. «Perry è stato solo molto fortunato», ha commentato Bernard L. Weinstein, professore della Southern Methodist University di Dallas.

Perry contro Bernanke: «Quasi un traditore» - Il governatore del Texas Rick Perry è in campagna elettorale da solo cinque giorni e già ha fatto registrare un'uscita controversa. Mentre parlava agli elettori a Cedar Rapids in Iowa, ha attaccato il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, arrivando quasi a dargli del traditore (un crimine, il tradimento, che è passibile in America della pena di morte). Motivo dell'accusa la possibilità che la banca centrale lanci un nuovo programma di acquisto di buoni del Tesoro. Una forma di stimolo monetario invisa ai repubblicani dell'ala destra come Perry, fautori di un liberismo spinto e scettici di qualunque intervento del governo federale, e della banca centrale, che abbia a che fare con i mercati.
Usando un linguaggio popolare ed espressioni tipiche dello slang texano, il candidato alla nomination presidenziale repubblicana ha detto che «se questo tizio stampa altro denaro tra ora e le elezioni, non so cosa gli fareste voialtri in Iowa, ma noi giù in Texas lo conceremmo male». Parole gradite agli elettori che si rifanno alle idee libertarie e anti-Washington del Tea Party, ma del tutto irrituali, e accolte come tali anche da repubblicani come l'ex portavoce di George W. Bush, Tony Fratto, che su Twitter le ha definite «non degne di un presidente». Ma Perry ne ha avuto anche per il presidente degli Stati Uniti, definendo Barack Obama «la più grande minaccia che il nostro paese abbia mai conosciuto».