29 marzo 2024
Aggiornato 14:30
Almeno 30 le vittime civili

Ripresi gli scontri nel Nord Darfur

La denuncia in una nota di «Italians for Darfur»

ROMA - E' di almeno trenta vittime civili il bilancio della ripresa degli scontri nel Nord Darfur. E' quanto si legge in una nota di «Italians for Darfur», associazione che promuove una campagna per la promozione e la difesa dei diritti umani in Sudan.

«Nell'ultima settimana si sono susseguiti raid dell'aviazione sudanese - ha affermato Antonella Napoli, giornalista e presidente dell'organizzazione, rientrata di recente da una missione nel Paese - che ha bombardato i villaggi di Esheraya, di Sukamir e di Labado nell'area meridionale della regione mentre le milizie alleate dell'esercito sudanese hanno incendiato cinque villaggi - Karko, Linda, Abu Mara, Jurab Bray e Asilowa - situati 50 chilometri a sud della capitale provinciale El Fasher (Darfur settentrionale). Tutto questo mentre al Sud continua il flusso di rientro dei profughi dai campi verso i luoghi di origine ormai pacificati. Un vero paradosso».

«La missione di peacekeeping in Darfur - ha proseguito la Napoli - ci ha informato che le autorità sudanesi hanno impedito agli investigatori dell'Onu di visitare i villaggi colpiti e di ascoltare i testimoni oculari e hanno limitato la libertà di movimento ai cooperanti internazionali in grado di portare aiuti alla popolazione. Noi di 'Italians for Darfur' ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza affinché assuma decisioni riguardo al potenziamento della missione Unamid, come abbiamo richiesto a più riprese dal 2008 insieme alle altre organizzazioni che si battono per i diritti umani in Sudan - affinché possa proteggere efficacemente la gente del Darfur che continua a essere bersaglio del fuoco militare sudanese che cerca di scardinare le postazioni dei ribelli che ancora continuano a contrapporsi con le armi al Governo del presidente Omar Hassan ai Bashir».

«Dall'inizio del conflitto nel febbraio 2003 il Consiglio di Sicurezza ha chiesto ripetutamente di fermare i raid che ogni volta fanno vittime civili - ha concluso il presidente di Italians for Darfur - ma finora non ha mai intrapreso un'iniziativa davvero significativa per impedire che questo massacro continui».