30 luglio 2025
Aggiornato 21:30
Crisi libica

Onu chiede tregua a Misurata, raid su Tripoli

USA: «Gheddafi lasci». La situazione sul campo è critica per molte persone che hanno bisogno di cibo, acqua potabile e aiuti medici

TRIPOLI - Nuovi raid Nato in mattinata in Libia con Tripoli nel mirino dell'aviazione alleata mentre le Nazioni Unite hanno chiesto un cessate il fuoco a Misurata, per poter portare aiuti a feriti e civili, dopo che la Nato si è impegnata a difendere la città ormai sotto assedio da più di 40 giorni, accusando il leader libico Muammar Gheddafi di usare i civili come «scudi umani». A Bengasi, due pescherecci e un rimorchiatore attendono che il mare si calmi per poter partire alla volta della città situata a circa 200 chilometri da Tripoli e distribuire aiuti.

Forti esplosioni sono state avvertite in un sobborgo orientale di Tripoli, dopo il sorvolo di apparecchi militari: lo hanno reso noto testimonianze locali. Le esplosioni provenivano dal quartiere di Salaheddine, nella parte sudorientale della capitale libica: secondo fonti locali vi sarebbero stati tre scoppi, senza che al momento ne siano state ancora accertate le cause.

Sul fronte diplomatico, gli Stati Uniti hanno risposto al messaggio inviato da Gheddafi al Presidente Barack Obama chiedendo «azioni, non parole», mentre il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, e il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, hanno dichiarato che obiettivo comune di Usa e Italia è l'esilio del colonnello. La settimana prossima si riunirà a Doha, in Qatar, il gruppo di contatto sulla Libia.

La situazione sul campo è critica per molte persone che hanno bisogno di cibo, acqua potabile e aiuti medici - ha detto il Segretario generale aggiunto dell'Onu per gli Affari umanitari, Valerie Amos - la possibilità di lasciare la città è diventata ormai una questione di vita o di morte. Abbiamo bisogno di una tregua temporanea per consentire alle persone di mettersi al riparo (...) e portare alle persone quello di cui hanno disperatamente bisogno».

Anche la Nato si è detta pronta «a fare tutto il necessario per proteggere i civili» della terza città libica, dove le forze di Gheddafi sono accusate di utilizzare i civili come scudi umani e di mescolarsi al traffico stradale normale per avanzare verso le località controllate dai ribelli. Intanto da Bengasi sono pronte a partire tre imbarcazioni con gli aiuti per la città. «Abbiamo inviato le prime barche un mese fa. Siamo in contatto con Misurata attraverso telefono satellite. Ci dicono quello di cui hanno bisogno, cerchiamo di trovarlo e organizziamo convogli di navi», ha detto il capitano Mustapha Omar.

Da Washington è arrivata secca la risposta della Casa Bianca al messaggio di Obama: «Le parole non sono la stessa cosa delle azioni», ha detto il portavoce del Presidente, Jay Carney, mentre Clinton, al fianco di Frattini, ha sottolineato che «Gheddafi sa cosa deve fare. Ordini il cessate il fuoco, si ritiri dalle città che ha occupato, lasci il potere e lasci il paese».