8 maggio 2024
Aggiornato 02:00
Rivolta in Libia

Le truppe Gheddafi avanzano, la Croce rossa lascia Bengasi

Clinton: «Il tempo è contro di noi, bisogna agire subito». Il segretario delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, ha invece lanciato un appello a «tutte le parti»

TRIPOLI - Prosegue da ovest a est, da Zintan ad Ajdabiya, l'offensiva in Libia delle forze leali a Muammar Gheddafi, intenzionate a piegare la resistenza dei ribelli entro 48 ore, come dichiarato da Saif al-Islam, figlio del Colonnello. Mentre la comunità internazionale continua a discutere - senza agire - su come intervenire. E la Croce rossa abbandona Bengasi.

Si combatte soprattutto a est, con le truppe di Gheddafi che avanzano verso Bengasi. Ventisei persone sarebbero morte negli scontri che da ieri si susseguono ad Ajdabiya. La città sarebbe stata riconquistata dalle truppe fedeli a Gheddafi, come annunciato per il secondo giorno consecutivo dalla televisione di Stato. A ovest, ci sarebbero stati almeno 11 morti e una ventina di feriti a Misurata, città ancora controllata dai ribelli. Le truppe di Gheddafi sarebbero entrate in un'altra città in mano all'opposizione al regime, Zintan, che si trova 120 chilometri a sud-ovest di Tripoli.

Con l'avanzata delle truppe leali a Gheddafi, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha detto di «sperare» nel voto, previsto per domani al Consiglio di sicurezza dell'Onu, su una zona di esclusione aerea e su «altre azioni» per contrastare l'offensiva contro gli oppositori in Libia. «Il tempo è contro di noi, bisogna agire subito» ha dichiarato. Il segretario delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, ha invece lanciato un appello a «tutte le parti» in causa implicate nel conflitto in Libia ad «accettare un cessate il fuoco immediato».

Intanto, la Croce rossa ha deciso di lasciare Bengasi. La notizia è stata diffusa da al-Jazeera, citando un comunicato dal Comitato internazionale dell'organizzazione umanitaria. La Croce rossa, si legge, «ha trasferito il suo personale da Bengasi alla città petrolifera di Tobruk, dove continuerà ad assistere le vittime del conflitto». Simon Brookes, a capo della missione della Croce rossa internazionale in Libia, ha poi spiegato ad al-Jazeera la decisione. «Come sapete, la situazione per quanto riguarda la sicurezza in Libia al momento è incerta. Siamo stati lì per quasi tre settimane per rispondere alle necessità umanitarie insieme alla Mezzaluna islamica libica, ma credo si sia raggiunto un momento nel conflitto in cui è difficile operare. La mia preoccupazione va naturalmente alla mia squadra; abbiamo bisogno di più certezze per tornare a Bengasi».

E nel giorno della liberazione di Ghaith Abdul-Ahad, il giornalista iracheno del britannico Guardian, da due settimane in carcere, arriva la notizia che quattro reporter del New York Times sono dispersi. Il quotidiano non ha loro notizie da ieri. I giornalisti sarebbero nelle mani del governo libico nella città di Ajdabiya.