25 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Libia in rivolta

Assedio a Zawiyah, da Interpol allerta su Gheddafi

A Tripoli dopo la preghiera del venerdì centinaia di persone sono scese nelle strade: scontri nel centro, nella Piazza Verde

TRIPOLI - E' ormai guerra aperta in Libia, con le forze fedeli al regime Muammar Gheddafi che cercano - finora senza grande successo - di riconquistare le città perse nei giorni scorsi nell'Est del paese. Nella capitale, Tripoli, dopo la preghiera del venerdì sono stati riportati scontri fra polizia e manifestanti in diversi quartieri, con lancio di lacrimogeni e - secondo alcune fonti - colpi di armi da fuoco. Nel frattempo i ribelli, che controllano la Cirenaica, hanno continuato la loro marcia verso Ovest lungo la costa: un esercito misto di giovani insorti e militari passati all'opposizione, è ormai arrivato a circa 300 km a sud di Bengasi.

Oggi la Tv di stato libica ha annunciato che l'esercito del colonnello avrebbe riconquistato Al Zawiyah, circa 60 km a ovest di Tripoli, ma in seguito fonti dello stesso governo hanno indicato che in città vi sarebbero «sacche di resistenza». Il «capo del gruppo terrorista» della città, Hussein Darbouk, e il suo vice sono stati uccisi, ha riportato l'emittente di Stato, precisando che altri capi ribelli sono stati fatti prigionieri e che «31 carri, 19 mezzi da trasporto truppe, 45 batterie DCA e altre armi sono stati sequestrati». Nel corso dei combattimenti, secondo la Tv satellitare Al Jazeera, più di 50 persone state rimaste uccise e 300 ferite, mentre Al Arabya riporta un bilancio inferiore, di 13 morti. Sky News, uno dei pochi media che è riuscito a inviare un giornalista sul posto, ha parlato di un «assedio» della città «circondata dall'esercito» di Gheddafi, con almeno tre morti e 50 feriti.

A Tripoli dopo la preghiera del venerdì centinaia di persone sono scese nelle strade: scontri nel centro, nella Piazza Verde dove si sono avute scaramucce fra i sostenitori del rais e i manifestanti, ma anche nel quartiere «ribelle» di Tajoura, dove almeno un centinaio di persone sono state disperse con i gas lacrimogeni. Secondo alcune testimonianze la polizia a Tripoli avrebbe anche sparato. Dei testimoni hanno affermato alla BBC che a Tripoli ci sono stati numerosi arresti e che il centro della capitale era pieno di stranieri, un modo in cui i libici indicano i mercenari stranieri assoldati dal regime.

Intanto oggi Interpol ha lanciato un allerta per le polizie mondiali nei confronti di Muammar Gheddafi e altri quindici esponenti libici, compresi membri della sua famiglia e stretti collaboratori. Non si tratta di una richiesta di arresto, bensì di una segnalazione per assistere gli Stati membri nei loro sforzi per mettere in atto» le sanzioni delle Nazioni Unite e a sostenere l'indagine aperta dl procuratore della Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità, ha spiegato l'Interpol in un comunicato. Tra le persone incluse nella segnalazione vi sono anche i figli di Gheddafi: il «volto presentabile» del regime Saif al Islam, la sorella Aisha, il duro Mutassim, Hannibal Gheddafi e anche l'ex calciatore di Perugia, Udinese e Sampdoria Saadi Gheddafi.