16 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Caos in Libia

Gheddafi smentisce la fuga. Nuovi raid in corso

La crisi libica mette in allarme il mondo arabo. Mentre Hamas e l'Iran condannano le violenze contro i civili, la Lega araba convoca una riunione d'urgenza. L'Egitto rafforza i controlli alla frontiera

TRIPOLI - Mentre al Jazeera riporta la notizia di nuovi raid aerei su Tripoli il leader libico Muammar Gheddafi è apparso ieri sera in televisione per smentire le voci che lo davano in fuga dalla Libia, sconvolta da giorni dalle proteste e da una violenta repressione, e riparato in Venezuela. «Vedrò i giovani in Piazza Verde. Per dimostrare che sono a Tripoli e non in Venezuela, e smentire le televisioni, questi cani», ha detto il colonnello, ripreso dalla televisione di stato libica nella sua residenza di Bab Al Aziziya, a Tripoli.

SAIF GHEDDAFI: NIENTE MASSACRI - Sempre la tv di Stato ha smentito questa mattina le voci di «massacri» nel paese anche se dal mondo arabo (e dagli Stati Uniti) si moltiplicano le voci di condanna per la sanguinosa repressione organizzata dal regime del colonello. La tv Al-Jamahiriya cita anche Saif, il figlio del colonnello. Per Saif non è stato effettuato nessun raid su Tripoli o Bengasi ma l'aviazione ha bombardato «depositi di armi lontani dai centri abitati».

RAID PROSEGUONO, BILANCIO MORTI OLTRE 500 - secondo l'emittente araba al Jazeera l'aviazione libica sta effettuando nuovi raid su alcune zone della capitale Tripoli. Testimoni parlando di aerei e elicotteri in azione e di «mercenari» che sparano sui civili in città. A confermare il ricorso all'aviazione contro i civili è lo stesso ambasciatore libico in India Ali al-Essawi, che ieri si è dimesso. L'ambasciatore ha chiesto all'Onu di chiudere lo spazio aereo libico «per proteggere la popolazione» e ha aggiunto di poter confermare la presenza di mercenari nel paese. Nel frattempo l' International Coalition Against War Criminals, una rete di organizzazioni non governative formatasi nel 2009 per monitorare il conflitto israelo-palestinese, riferisce che dall'inizio delle proteste, una settimana fa, ci sono stati 519 morti, 3980 feriti e 1500 dispersi. Il bilancio è riportato dall'emittente araba al jazeera.

IL MONDO ARABO IN ALLARME - La crisi libica mette in allarme il mondo arabo. Mentre Hamas e l'Iran condannano le violenze contro i civili, la Lega araba convoca una riunione d'urgenza per oggi e l'Egitto rafforza i controlli alla frontiera. La riunione è prevista alle 17 locali (le 16 italiane) e si terrà a livello di ambasciatori dei ventidue membri dell'organizzazione. Il segretario della Lega araba, Amr Moussa, ha espresso la sua «estrema preoccupazione» dopo la cruenta repressione delle manifestazioni contro il colonnello Muammar Gheddafi in Libia, chiedendo di «interrompere tutte le forme di violenza». «Le rivendicazioni di tutti i popoli arabi che richiedono riforme, lo sviluppo e il cambiamento sono legittime», ha dichiarato Moussa in un comunicato. Il rappresentante permanente della Libia presso la Lega, Abdel Moneim al-Honi, ha annunciato le dimissioni dall'incarico unirsi alla «rivoluzione» e ha protestato per la «violenza contro i manifestanti» nel Paese. L'egitto, intanto, ha rafforzato la presenza militare al confine con la Libia.

GLI STRANIERI VANNO VIA - In questa situazione, gli stranieri ancora in Libia cercano di lasciare il paese. Un C-130 dell'aeronautica militare italiana è pronto a partire per Bengasi alla scopo di rimpatriare i primi 100 italiani dalla città libica»: lo ha confermato oggi il ministro della difesa, Ignazio La Russa, precisando che «l'aereo dovrebbe partire in mattinata e rientrare in giornata». Ma dall'Egitto giunge la notizia che la pista dell'aeroporto di Bengasi sarebbe stata distrutta e nessun aereo potrebbe quindi atterrare.