16 aprile 2024
Aggiornato 16:30
La rivolta nel Mediterraneo

Sangue in Libia: almeno 24 manifestanti morti

Soltanto ad Al Baida, a est di Bengasi, uccisi 16 manifestanti. La denuncia parte dall'organizzazione Human Rights Watch

IL CAIRO - Sarebbero almeno 24 i manifestanti uccisi e decine i feriti dalle forze di sicurezza libiche, intervenute per disperdere le proteste «pacifiche» in corso da martedì contro il regime di Muammar Gheddafi. La denuncia parte dall'organizzazione Human Rights Watch, che cita testimoni. Prima di questo aggiornamento, alcuni mezzi d'informazione locali e fonti ospedaliere avevano parlato di nove morti dall'inizio delle contestazioni.

Sull'onda delle proteste in altri paesi arabi, la 'Giornata della collera' ha scosso ieri anche la Libia, dove centinaia di manifestanti sono scesi in piazza ad Al Baida, Zenten, Derna, Ajdabya e Bengasi, il capoluogo della Cirenaica. «Secondo numerosi testimoni, le forze di sicurezza libiche hanno sparato e ucciso i manifestanti per disperdere le proteste» scrive Human Rights Watch in un comunicato. Le manifestazioni di ieri sono state convocate in tutto il paese, con un tam tam su Internet, dalla 'Conferenza nazionale dell'opposizione libica', che ha le sue basi all'estero.

Le peggiori violenze si sono verificate ad Al Baida (200 chilometri a est di Bengasi) dove, intorno alle 13 di ieri, il personale ospedaliero ha chiesto l'invio di materiale supplementare perché non riusciva a gestire l'arrivo di 70 manifestanti feriti, di cui almeno la metà versava in condizioni critiche per ferite d'arma da fuoco, prosegue l'organizzazione umanitaria. Un manifestante ferito all'ospedale di Al Baida ha dichiarato a HRW di aver atteso per ore fuori dal reparto di terapia intensiva, confermando che le forze di sicurezza hanno ucciso in questa località almeno 16 persone ferendone decine d'altre.

Le forze di sicurezza e uomini armati in abiti civili avrebbero sparato veri proiettili contro i manifestanti. A Bengasi, roccaforte dell'opposizione 1.000 chilometri ad est di Tripoli, un manifestante ha raccontato che civili armati di coltelli si sono uniti alle forze di sicurezza per caricare centinaia di manifestanti, fra i quali numerosi giuristi e avvocati che reclamavano una Costituzione.

Secondo il sito internet del giornale Qurina, vicino al figlio del leader libico Muammar Gheddafi, violente manifestazioni si sono svolte anche a Zenten, 145 chilometri a sud-ovest di Tripoli, dove sono stati incendiati un posto di polizia, il tribunale locale, i posti della sicurezza interna e della guardia popolare e una sede dei comitati rivoluzionari, spina dorsale del regime. Non si è avuta notizia di morti e di feriti negli scontri, ma diversi manifestanti sarebbero stati arrestati.

L'appello alla giornata della collera non è stato seguito a Tripoli, dove il regime ha mobilitato centinaia di persone a suo sostegno, con un raduno sulla Piazza Verde, vicino alla Medina. Alla rivolta anti-Gheddafi, esplosa martedì a Bengasi, finora il regime ha risposto con la forza. Una mossa politica, definita «urgente» è però in programma per lunedì, quando si terrà una riunione del Congresso Generale del Popolo, il parlamento libico. Secondo il giornale di Seif al Islam, il Congresso potrebbe decidere un rimpasto dell'esecutivo ai livelli più alti.