Liu Xiaobo potrebbe chiedere un nuovo processo
Il dissidente condannato a 11 anni di carcere per sovversione. La moglie all'Ap: «Non posso incontrare nessuno». Pechino: «Premio usato per attaccarci»
PECHINO - Gli avvocati del premio Nobel per la pace per il 2010, Liu Xiaobo, potrebbero chiedere un nuovo processo per il loro assistito, condannato per sovversione a 11 anni di carcere nel 2009: lo ha dichiarato uno dei due legali.
La moglie: «Non posso lasciare casa» - Raggiunta telefonicamente dall'Associated Press, la moglie del premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo, Xia, ha confermato di non poter nè lasciare la sua casa di Pechino nè ricevere amici o giornalisti.
«Se devo fare le commissioni quotidiane, come visitare mia madre o fare la spesa, devo andare in macchina della polizia. Nessuno può farmi visita a casa», ha detto la donna, che ha incontrato il marito in carcere domenica scorsa. Liu Xia ha riferito all'Ap di un incontro molto commosso: «La sua prima frase è stata: 'Sono stato informato dalle autorità carcerarie del Premio Nobel per la Pace'. Poi ha detto che il Premio spetta a tutte le anime perse del 4 giugno 1989. Quindi ha detto di essere triste per il fatto che il premio non sia stato assegnato alle Madri di Tienanmen. Quando ha detto Madri di Tienanmen è scoppiato a piangere». Il movimento democratico di piazza Tienanmen venne represso nel giugno 1989 dal regime cinese e da anni il movimento delle Madri di Tienanmen chiede un processo di 'verità e riconciliazione' su quanto accaduto.
Le autorità di pubblica sicurezza di Pechino e il ministero degli Esteri cinese non hanno voluto commentare i motivi degli arresti domiciliari a Liu Xia, contro cui non sono state formulate accuse.
Pechino: «Premio usato per attaccarci» - La Cina accusa i governi stranieri di interferenze nel suo sistema politico attraverso l'assegnazione del Premio Nobel per la Pace a Liu Xiaobo. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Ma Zhaoxu, i politici di alcuni Paesi stanno usando questo Premio per attaccare la Cina.
«Si tratta non solo di mancanza di rispetto verso il sistema giudiziario cinese - ha sottolineato - ma mette anche un grosso punto interrogativo sulle loro vere intenzioni». Pechino ha risposto duramente all'assegnazione del Nobel a Liu, definito un «criminale», sostenendo che la decisione del Comitato norvegese «è assolutamente contraria ai principi» dello stesso riconoscimento.
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