26 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Islam & Politica

I newyorkesi non vogliono la moschea a Ground Zero

Secondo un sondaggio di Siena College il 63% degli elettori è contrario. L'Huffington Post: «L'imam della moschea è collaboratore Fbi»

NEW YORK - La maggioranza degli elettori dello Stato di New York dice no alla proposta di costruire una moschea vicino Ground Zero. Quanto emerge dal sondaggio condotto da Siena College più che altro fa riflettere sul fatto che la questione è destinata a giocare un ruolo importante nella campagna elettorale per il voto di metà mandato di novembre, quando saranno rinnovati tutta la Camera e un terzo del Senato.

I NUMERI - L'indagine mostra che il 63 per cento degli elettori intervistati si oppone al progetto, mentre il 27 per cento è favorevole. Due settimane fa, un analogo sondaggio aveva dato i contrari al 64 per cento e i favorevoli al 28 per cento. In ogni caso, circa due terzi degli elettori, il 64 per cento per la precisione, sostiene che legalmente avrebbero diritto di costruire la moschea (la metà di quelli che si oppongono alla costruzione sono di questo parere).

QUESTIONE POLITICA - Anche se i democratici, il presidente Barack Obama in testa, hanno difeso la proposta facendo appello alla libertà di culto garantita dalla costituzione americana, i repubblicani fanno leva sulla sensibilità all'argomento dei parenti delle vittime degli attacchi terroristici dell'11 settembre. Quasi un quarto degli intervistati ha detto che l'argomento sarà cruciale nella scelta del candidato da sostenere per la poltrona di governatore, il 37 per cento dice che avrà un qualche impatto nella scelta, solo il 40 per cento dice che la questione non influenzerà il voto.

«L'IMAM E' UN COLLABORATORE FBI» - Feisal Abdul Rauf, l'imam che coordinerebbe la moschea di Ground Zero, se il controverso progetto dovesse andare in porto, ha collaborato per anni con l'Fbi e con il governo americano per promuovere la tolleranza dopo le stragi dell'11 settembre 2001. Lo ha scritto il sito di informazione indipendente Huffington Post intervenendo nella polemica che ha infiammato la campagna elettorale americana in vista delle politiche di novembre, specialmente da quando il presidente Barack Obama ha espresso il suo sostegno di fondo al progetto.
Il profilo di Feisal sembra dare ragione al presidente democratico. Nel corso delle indagini del dopo 11 settembre, l'Fbi si è rivolta a Feisal per tenere corsi agli agenti sull'Islam. L'Imam tenne un seminario negli uffici newyorkesi dell'agenzia federale, dicendo che «l'Islam estremo, per la maggior parte dei musulmani, è considerato un paradosso; è una fondamentale contraddizione di termini».
Chi conosce Feisal dice che ha passato gli ultimi dieci anni a combattere il fanatismo che ha infiammato la polemica di queste settimane. E nonostante questo la Cordoba House, secondo alcuni, è una operazione di copertura per raccogliere fondi a sostegno di gruppi terroristici. Tra gli estimatori di Feisal c'è il direttore dell'Aspen Institute Walter Isaacson. All'Aspen l'Iman ha partecipato a seminari per promuovere il dialogo e la tolleranza tra le tre religioni monoteiste.
«Ha sempre denunciato l'islam radicale e il terrorismo e ha difeso l'islam tollerante e moderato - ha detto Isaacson - Considero vergognoso il modo in cui anni del suo lavoro sono stati messi da parte in questa polemica. Lui è il tipo di persona che l'America dovrebbe incoraggiare, non sbarrargli la strada».