4 ottobre 2024
Aggiornato 04:30
Respinte al mittente le accuse

WikiLeaks: noi non abbiamo le mani sporche di sangue

Il fondatore del sito Assange: «Il Pentagono pensi ai 20.000 morti accertati della guerra»

NEW YORK - Il fondatore del sito internet WikiLeaks, che ha diffuso oltre 92.000 documenti confidenziali sulla guerra in Afghanistan, ha respinto al mittente le accuse lanciate da alcuni alti esponenti dell'amministrazione di Washington, che lo hanno accusato di avere le «mani macchiate di sangue». Julian Assange, in particolare, ha sottolineato ai microfoni della Bbc come non vi siano informazioni sulla morte di alcuno dopo la pubblicazione dei documenti sulla guerra nel paese asiatico.

LE ACCUSE - Il capo di Stato Maggiore delle forze armate americane, Mike Mullen, durante una conferenza stampa al Pentagono, aveva detto ieri: «Assange può dire ciò che vuole sugli aspetti positivi di quello che lui e le sue fonti stanno facendo, ma la verità è che hanno le mani sporche del sangue di giovani soldati e di famiglie afgane».
Un'accusa che, in qualche modo, era stata fatta sua anche dal segretario alla Difesa Robert Gates che ha sottolineato come le conseguenze della pubblicazione dei documenti riguardanti la guerra in Afghanistan da parte del sito web Wikileaks siano «potenzialmente gravi e rappresentino un rischio per le nostre truppe, i nostri alleati e i nostri partner afgani, e potrebbero minare le nostre relazioni e i nostri rapporti in questa regione fondamentale».

20.000 MORTI - Assange ha però respinto ogni accusa ed ha accusato il Pentagono del tentativo di provare a distrarre l'attenzione dalle migliaia di vite umane perse durante il conflitto. «Bisognerebbe chiedersi perché il Pentagono si stia concentrando sul sangue ipotetico che potrebbe sporcare le nostre mani, piuttosto che sulle 20.000 vite umane perse in Afghanistan, già documentati e rese note dal materiale in nostro possesso», ha detto Assange.