29 marzo 2024
Aggiornato 14:30
Il blitz israeliano

«Inchiesta su Israele», no dell'Italia

Approvata da risoluzione del Consiglio dei diritti umani ONU. Fra i paesi Ue, due contro, uno a favore e cinque astenuti. E Israele intanto libera detenuti

GINEVRA - L'Italia si è allineata agli Stati Uniti e ha votato contro la risoluzione del Consiglio dei diritti umani dell'Onu approvata oggi a Ginevra, che chiede l'istituzione di «una missione di inchiesta internazionale» sull'assalto israeliano alla «Freedom Flotilla». Lo ha confermato oggi la Farnesina. La risoluzione è stata approvata con 32 voti a favore su 47. Oltre a Washington e Roma, ha votato contro anche un terzo Paese. Francia e Regno Unito si sono invece astenuti.

RISOLUZIONE DIBATTUTA - I dibattiti degli ultimi due giorni hanno fatto emergere dei dissensi fra i Paesi occidentali e arabi sulla natura dell'inchiesta. Da parte dell'Unione europea, «si è stimato che bisognava attenersi alla decisione del Consiglio di sicurezza dell'Onu a New York che ha chiesto ieri l'apertura di una inchiesta imparziale, credibile e trasparente conforme ai criteri internazionali», ha spiegato all'Afp un diplomatico occidentale. «La differenza è il carattere internazionale o meno del meccanismo», ha proseguito.
«La risoluzione crea una missione internazionale prima di dare la possibilità a un governo responsabile di indagare lui stesso su questo incidente e di conseguenza rischia di politicizzare ancora di più una situazione già fragile», aveva dichiarato l'ambasciatrice americana, Eileen Donahoe, prima del voto. La risoluzione prevede anche che i membri incaricati dell'inchiesta siano designati dal presidente del Consiglio dei diritti umani in cui il rapporto di forza è notoriamente a favore dei Paesi musulmani.
La Francia, da parte sua, ha lamentato l'assenza di un consenso unanime come in sede di Consiglio di sicurezza a New York. «Avremmo voluto che il Consiglio dei diritti umani come il Consiglio di sicurezza si pronunciasse unanimemente in tali circostanze», ha sottolineato l'ambasciatore francese, Jean-Baptiste Mattei. Ma, secondo una fonte diplomatica occidentale, «alcuni gruppi sanno che il rapporto di forza è a loro favore e ne hanno approfittato».
Invece, i Paesi hanno unanimemente condannato l'arrembaggio israeliano nelle acque internazionali e hanno chiesto la revoca del blocco contro Gaza imposto da Israele dal 2007.

ABU MAZEN E OBAMA- Sembrerebbe un'America poco incline alle richieste di Abu Mazen che stamattina a Betlemme alla Conferenza per gli investimenti internazionali nei Territori annunciava che avrebbe chiesto al presidente americano Barack Obama «decisioni coraggiose per cambiare il volto del Medio Oriente». Obama, dal canto suo aveva telefonato al premier turco Recep Tayyip Erdogan. «È importante trovare modi migliori per fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza senza mettere in pericolo la sicurezza di Israele, ha detto il capo della Casa Bianca sottolineando la necessità di arrivare a un accordo di pace organico che preveda «la nascita di uno Stato palestinese indipendente».

GLI ITALIANI LIBERATI - Nel frattempo, la Farnesina ha reso noto che partiranno da Israele giovedì mattina, «entro le 9», i sei italiani che ora si trovano ancora all'aeroporto di Tel Aviv, da dove raggiungeranno Istanbul, da dove poi rientreranno in Italia. La partenza era inizialmente prevista per mercoledì sera ma vi sono state, riferiscono le stesse fonti, «alcune difficoltà per l'imbarco di feriti, soprattutto turchi», che hanno ritardato la partenza dei voli speciali da Israele. La notizia del rilascio è stata confermata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, il quale si è detto «particolarmente grato al governo israeliano per la collaborazione offerta» e per la «rapida liberazione» degli attivisti italiani (Giuseppe Fallisi, Angela Lano, Marcello Faraggi, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin).

RIENTRO IN TURCHIA - Oltre 10 mila persone si sono radunate mercoledì a Istanbul per riservare un'accoglienza da eroi agli attivisti turchi espulsi da Israele dopo il sanguinoso raid di domenica contro un convoglio diretto a Gaza. I manifestanti si sono radunati sulla piazza Taksin, la principale della città, davanti a un megaschermo allestito dalla Ihh, la Ong islamica che aveva organizzato il convoglio, sul quale sono stati fatti scorrere filmati che documentano le attività dell'organizzazione. Alcuni manifestanti hanno bruciato foto del presidente americano Barack Obama e del suo omologo israeliano Shimon Peres