12 ottobre 2025
Aggiornato 09:30
Dossier nucleare

ONU, l'accordo dei «5+1» è solo l'inizio del negoziato

Al consiglio di sicurezza servono 9 voti su 15. 3 paesi contrari

NEW YORK - L'accordo raggiunto ieri dai cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza coinvolti nei negoziati nucleari con l'Iran su una bozza di risoluzione per delle nuove sanzioni contro Teheran non è che la prima mossa di una partita che potrebbe durare abbastanza a lungo, dentro e fuori dai corridoi del Palazzo di Vetro.

Alla già complicata equazione si è infatti aggiunto anche un altro fattore: il «fatto compiuto» rappresentato dall'accordo trilaterale concluso da Turchia, Brasile e Iran sullo scambio tra il combustibile nucleare e l'uranio arricchito, che ha spinto Ankara e Brasilia a bussare alla porta del 5+1 per chiedere un posto nei negoziati fra l'Iran e le grandi potenze; soprattutto, Turchia e Brasile fanno parte dei 10 membri non permanenti del Consiglio, ed il loro voto sarà dunque fondamentale per stabilire l'effettiva portata politica delle sanzioni.

E' pur vero che l'accordo trilaterale non risolve i problemi di fondo legati ai programmi nucleari iraniani, come ha ammesso la diplomazia brasiliana, ma costituisce un punto di partenza per lo sviluppo ulteriore dei negoziati: e finché rimarrà valido, né Brasilia né Ankara discuteranno l'ipotesi di nuove sanzioni in una situazione diplomatica a loro giudizio profondamente mutata; posizione alla quale ha aderito anche un terzo membro non permanente del Consiglio, il Libano.

Considerando che per l'approvazione di una risoluzione serve una maggioranza di nove voti su quindici (senza che vi sia un veto), la defezione a priori di tre Paesi sarebbe già di per sé un segnale negativo sulla coesione della comunità internazionale, anche se il documento venisse infine approvato.