25 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Dossier nucleare iraniano

Iran, oggi la riunione dei 5+1 a New York

La Cina ha accettato di discutere le nuove ipotesi di nuove sanzioni per costringere il regime iraniano a tornare al tavolo negoziale

NEW YORK - Si terrà oggi al Palazzo di Vetro la prima riunione dei sei Paesi coinvolti nei negoziati nucleari con l'Iran (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e la Germania) per discutere dell'ipotesi di nuove sanzioni contro Teheran. La svolta diplomatica è stata resa possibile dalla disponibilità di Pechino - finora contraria - a valutare l'opportunità di ricorrere a delle sanzioni per costringere l'Iran a tornare al tavolo negoziale.

LA POSIZIONE USA - La scorsa settimana il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva parlato di possibili sanzioni «in vigore entro alcune settimane», pur riconoscendo come non esista ancora un'unanimità internazionale riguardo al rafforzamento delle sanzioni: «Si tratta di una situazione difficile perché, riconosciamolo, l'Iran è un produttore di petrolio e vi sono Paesi che pensano che i loro interessi commerciali siano più importanti di quelli geopolitici a lungo termine», aveva osservato alludendo in particolare alla Cina.
Nel recente vertice dei Ministri degli Esteri del G8 il Segretario di Stato americano Hillary Clinton, aveva affermato che Pechino avrebbe offerto dei suggerimenti nel corso dell'iter del procedimento in seno al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, nonostante si fosse dichiarata in generale contraria all'adozione di nuove sanzioni.

IRAN - L'Iran ha di fatto alternato atteggiamenti concilianti con la linea dura nel corso dei negoziati, dopo aver inizialmente accettato l'ipotesi dello scambio dell'uranio arricchito con combustibile proposta dall'Aiea; l'ultima proposta di Teheran accetta di fatto l'ipotesi di uno scambio in un'unica soluzione da effettuarsi però in territorio iraniano.
Il principale ostacolo a un accordo era fino ad ora la richiesta avanzata dall'Iran di non consegnare in un'unica soluzione l'intero stock di uranio ad arricchire al 20% - destinato al reattore di ricerca di Teheran - ma di procedere ad uno scambio graduale; i Sei Paesi (pur con i dubbi espressi da Russia e in maggior misura, la Cina) hanno da parte loro minacciato di ricorrere a delle nuove sanzioni in seno al Consiglio di Sicurezza se Teheran non accetterà l'accordo nei termini già definiti dall'Aiea, che prevede però che lo scambio venga effettuato all'estero.