29 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Scontri, molte le vittime

Caos in Kirghizistan, il Presidente è in fuga

Governo dimissionario. I rivoltosi controllano la tv di Stato e annunciano di aver costituito un nuovo esecutivo

BISHKEK - Tra gli spari e le violenze, sembra essere finito il regime di Kurmanbek Bakiev in Kirghizistan. Era iniziato nel 2005, tra le speranze di democrazia. Pare chiudersi cinque anni dopo, con una fuga precipitosa molto simile a quella del suo predecessore Askar Akaiev.

Responsabili aeroportuali hanno affermato che dall'aeroporto di Manas è decollato ieri il jet presidenziale per una destinazione sconosciuta. Tutto questo mentre nella capitale Bishkek l'opposizione, dal centro di trasmissione della televisione di stato occupata durante la giornata, annunciava le dimissioni del primo ministro Daniyar Usenov e del suo governo e la formazione di un governo provvisorio guidato dall'ex ministro degli Esteri Roza Otunbaieva, la leader del Partito socialdemocratico.

È finita così una giornata di caos totale per la repubblica ex sovietica. Erano settimane che la pentola ribolliva e alla fine è esplosa. Il regime di Bakiev s'è trovato sotto pressione per il repentino aumento del prezzo dei carburanti, causato secondo gli osservatori dal fatto che la Russia ha portato su i dazi doganali d'esportazione verso il Kirghizistan. Una circostanza, questa, che ha fatto ipotizzare agli analisti che Mosca abbia voluto «punire» Bakiev per il mancato sfratto delle forze statunitensi dalla base di Manas, cruciale per gli approvvigionamenti delle forze Usa in Afghanistan. E' stato lo stesso primo ministro Vladimir Putin a respingere con sdegno ogni collegamento.

In realtà, di sangue ieri se n'è versato, e parecchio. Secondo Omurbek Tekebaiev, uno dei leader dell'opposizione, ci sarebbero stati un centinaio di morti, uccisi dalla polizia nel tentativo di respingere l'attacco dei dimostranti al palazzo del governo. Il ministero della Sanità ha confermato in serata la morte di 40 persone e il ferimento di altre 400. Difficile avere dati certi, come difficile sapere quale sia la sorte del ministro degli Interni Moldomusa Kangantiev. L'esponente del governo si trovava a Talas, nel nord ovest del paese, dove due giorni fa sono iniziate le tensioni. Secondo testimoni, sarebbe stato catturato dai rivoltosi, costretto a emanare l'ordine alla polizia di Bishkek d'interrompere la repressione e poi sarebbe morto per le percosse ricevute. Altre fonti, invece, l'hanno dato in condizioni critiche.