29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
Mondo. Missione ISAF

Rasmussen: «Anche europei e canadesi pagano alto prezzo in Afghanistan»

Segretario Nato invoca cambiamento di rotta in missione

BRUXELLES - Il segretario generale della Nato ha voluto ricordare agli Stati uniti l'impegno dei loro alleati europei e canadesi in Afghanistan e ha insistito sul fatto che nessuno di questi Paesi ha ritirato i propri soldati, nonostante il pesante tributo versato per un'operazione sempre più controversa.

«So bene che ci sono molte persone, qui a Washington, che si sentono frustrate per i limiti posti da alcuni paesi della Nato rispetto all'invio delle proprie forze, per il tempo necessario alla Nato nel prendere una decisione e per le reticenze di altri Paesi ad inviare ulteriori forze in questa missione», ha dichiarato Anders Fogh Rasmussen in un discorso pronunciato davanti al Consiglio atlantico.

L'ex premier danese ha ricordato inoltre che «35.000 soldati non americani partecipano a questa missione, cioè il 40% degli effettivi e che questo numero aumenta». «Sedici paesi hanno accresciuto la loro partecipazione, nessuno si è ritirato», ha insistito.

La Francia ha perso oggi quattro soldati e cinque sono rimasti feriti: questi decessi fanno salire a 30 il numero dei militari francesi morti in Afghanistan dal dicembre 2001. Oggi la Nato ha comunicato anche la morte di due soldati americani e di un britannico.

«Non posso accettare - ha ribadito Rasmussen - che qualcuno si permetta di dire che europei e canadesi non pagano il prezzo dovuto per il successo della missione in Afghanistan, perché è falso». Il segretario generale della Nato ha riconosciuto le difficoltà della situazione: «Se riusciremo in Afghanistan, questo avverrà unicamente perché ci saremo impegnati tutti insieme».

Poi ha aggiunto: «Ho detto deliberatamente 'se riusciremo' perché non è garantito che raggiungeremo i nostri obiettivi», ha sottolineato, invocando un «cambiamento di rotta».

«I nostri compatrioti e gli afgani vogliono vedere la fine del tunnel. Vogliono vedere l'inizio di una transizione, il che significa che gli afgani debbono prendere la gestione delle province, una per una, con il sostegno delle forze internazionali». «La Nato resterà - ha detto ancora Rasmussen - tutto il tempo necessario per raggiungere questo scopo».

«Questa sarà una delle sfide della conferenza sull'Afghanistan che si terrà alla fine dell'anno», ha sostenuto, «se non ci riusciremo, l'Afghanistan resterà una base per i terroristi. Il Pakistan, paese munito dell'arma nucleare sarà destabilizzato e l'estremismo si diffonderà rapidamente in Asia centrale e poi in Europa», ha concluso.