19 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Esteri. Elezioni Germania

In Germania la Merkel sotto pressione dopo crollo Cdu

Ma cancelliera non cambia strategia. No Spd ad alleanza con Linke

BERLINO - Dopo il crollo della Cdu in due dei tre Laender in cui si sono tenute le regionali la leader del partito cristiano-democratico Angela Merkel finisce sul banco degli imputati. La 'cancelliera' prova a smorzare sul nascere ogni critica, dicendosi convinta di poter vincere le elezioni nazionali del prossimo mese. Ma la batosta della Cdu, arrivata a perdere il 13% in Saarland e l'11,8% in Turingia, ha avviato un acceso dibattito interno su come impostare le ultime settimane di campagna elettorale prima del voto del 27 settembre.

Finora la cancelliera Merkel ha tenuto un profilo molto basso: nessun dibattito sui temi concreti, nessuna spiegazione troppo dettagliata sul programma e gli obiettivi della Cdu, nessuno scontro diretto con la Spd (i socialdemocratici, partito alleato dei cristiano-democratici nella Grande coalizione, ma loro principale sfidante tra un mese). Un'impostazione in linea con lo stile sobrio di Frau Merkel (o «presidenziale», come lo definiscono i tedeschi), ma che, a detta di vari commentatori, ha reso quella vista finora la campagna elettorale più noiosa di sempre in Germania.

E non solo: proprio questo stile è indirettamente responsabile del crollo alle regionali di ieri, hanno sostenuto alcuni politici della Cdu e della formazione gemella bavarese della Csu, che ora chiedono un cambio di rotta. «Dopo una campagna elettorale sobria e apolitica è arrivato il momento di mostrare più emozioni», ha detto ad esempio il leader del movimento giovanile della Cdu e membro del direttivo nazionale Philipp Missfelder. «La campagna elettorale vista finora è stata priva di qualsiasi profilo sul piano dei contenuti», ha rilanciato l'esponente Cdu Josef Schlarmann.

Attacchi che Frau Merkel ha rispedito al mittente: «non abbiamo nulla da cambiare nella nostra strategia», ha chiarito oggi in conferenza stampa. «Non sarò più aggressiva, bensì porterò degli argomenti», ha aggiunto. E comunque «non penserò per schieramenti», ha messo in chiaro. Non a caso: la Cdu è crollata proprio là dove ha impostato la sua campagna elettorale sullo spauracchio di un'alleanza tra la Spd e la sinistra estrema della Linke, cioè in Turingia e Saarland.

Merkel ribadisce invece che il suo partito «ha tutte le possibilità di vincere le elezioni federali» e che, dopo il voto, intende allearsi coi liberali della Fdp.

In realtà il voto ha sollevato non pochi dubbi sul progetto Cdu-Fdp a livello nazionale. Gli elettori non sembrano convinti di tale coalizione e alla fine, il 27 settembre, i numeri potrebbero non bastare. «Per le elezioni federali non è stato deciso ancora nulla, sarà un testa a testa», ha detto il leader della Fdp Guido Westerwelle. Dietro l'angolo si nasconde - senza che nessun candidato ne parli apertamente - una possibile riedizione della Grande coalizione.

Nella Spd, intanto, si va consumando una svolta significativa. L'obiettivo dichiarato del partito socialdemocratico, staccato nei sondaggi di almeno 12 punti dalla Cdu, è ora quello di evitare una coalizione tra la Cdu e i liberali. I tedeschi non la vogliono, è il messaggio su cui insiste il candidato cancelliere Frank-Walter Steinmeier. Il quale ha però pochi motivi per gioire: la sua Spd non è riuscita ieri a incrementare significativamente i propri voti, anzi, in Saarland è addirittura in calo. E, dopo il misero 10,4% raccolto ieri, il candidato governatore e presidente regionale della Spd in Sassonia Thomas Jurk si è oggi dimesso.

Le opzioni in mano a Steinmeier per restare al governo non sono molte: i liberali puntano sulla Cdu, i Verdi sono troppo deboli per un'alleanza a due con la Spd e oggi il leader socialdemocratico Franz Muentefering è tornato a escludere un accordo sul piano nazionale con la Linke di Oskar Lafontaine.

Quanto meno in Turingia e in Saarland la Spd potrebbe dar vita per la prima volta a un governo a tre con i Verdi e la Linke. Una costellazione che Lafontaine (il vero trionfatore del voto di ieri, visto che grazie a lui la Linke in Saarland è salita del 19%) e il suo collega Gregor Gysi hanno scartato a livello nazionale.

A complicare il tutto c'è il fatto che il prossimo governo potrebbe avere non poche difficoltà a far passare i propri progetti in parlamento. Dopo il voto , al Bundesrat (la camera alta del parlamento, dove siedono i rappresentanti dei Laender) non c'è una maggioranza nè per la Grande coalizione, nè per un'eventuale alleanza tra Cdu e Fdp. Ora si aspetta il 27 settembre, quando, accanto al parlamento nazionale, verranno rinnovati anche i parlamenti regionali in Brandeburgo e Schleswig-Holstein.