18 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Esteri. Crisi Mediorientale

Obama vicino a un accordo per ripresa colloqui di pace in M.O.

Accordo su sanzioni all'Iran in cambio di blocco insediamenti

WASHINGTON - A poche settimane dall'annuncio ufficiale del piano di pace mediorientale della Casa Bianca, Barack Obama appare vicinissimo a un accordo con Israele che permetterà la ripresa dei negoziati fra lo Stato ebraico e l'Autorità Nazionale palestinese entro la fine di settembre: è quanto pubblica oggi il quotidiano britannico The Guardian, confermando le anticipazioni della vigilia.

La missione europea del premier israeliano Benjamin Netanyahu - da ieri a Londra e che si recherà anche a Berlino - ha avuto dunque lo scopo di porre le basi per un compromesso, che ha alla base la principale leva politica di cui dispongono l'Amministrazione Obama e l'Ue nei confronti di Israele: la promessa di sanzioni più severe contro l'Iran in cambio di una sospensione delle attività edilizie negli insediamenti.

«Il messaggio è: l'Iran rappresenta una minaccia per l'esistenza di Israele, gli insediamenti no», come spiega una fonte vicina ai negoziati: i dettagli dell'accordo saranno discussi oggi con l'inviato speciale della Casa Bianca, George Mitchell, ma le trattative sarebbero giunte a un punto talmente avanzato che sia Francia che Russia hanno proposto a Washington di organizzare una conferenza internazionale di pace.

Secondo quanto rivela il Guardian Israele offrirebbe una sospensione delle attività edilizie negli insediamenti della durata compresa fra i 9 e i 12 mesi, con l'esclusione di Gerusalemme Est e dei progetti già in via di completamento. In cambio, se entro il vertice del G20 del 24 settembre Teheran non rispetterà le richieste della comunità internazionale in merito alla sospensione dell'arrichiemnto dell'uranio, Stati uniti, Francia e Germania chiederanno al Consiglio di Sicurezza di varare nuove sanzioni - probabilmente mirate alle importazioni iraniane di prodotti raffinati e tecnologia estera.

Non va dimenticato che difficilmente Russia e Cina si troveranno d'accordo nell'inasprire il regime di sanzioni contro Teheran, a rischio di incrinare il consenso internazionale finora esistente sulla questione: tuttavia la pubblicazione in settimana del nuovo rapporto dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (Aiea) sulle attività iraniane potrebbe cambiare le carte in tavola.

Israele si aspetta inoltre dei passi concreti verso la normalizzazione dei rapporti con i Paesi arabi, come il diritto di sorvolo per gli apparecchi della compagnia di bandiera El Al, l'apertura di uffici commerciali e rappresentanze diplomatiche e la fine del divieto di ingresso per i viaggiatori in possesso di visto israeliano sui passaporti. Al momento esiste una accordo di massima da parte di Bahrein, Qatar, Emirati e Marocco, ma non quello dell'Arabia Saudita che non ha intenzione di fare concessioni se non in vista di un accordo sullo status finale; tuttavia da Riyad non è giunto alcun veto e, come sottolinea un funzionario dell'Ue, «i sauditi saliranno a bordo per ultimi, ma saliranno».

Quanto allo status finale, l'Amministrazione sta valutando il piano proposto dal presidente israeliano Shimon Peres, che prevede la creazione in tempi rapidi di uno Stato palestinese con frontiere provvisorie e una tabella di marcia che garantisca un accordo definitivo su tutte le principali questioni. Come nota il quotidiano israeliano Ha'aretz tuttavia è difficile che Netanyahu accetti una proposta che come primo passo prevede il ritiro dall maggior parte della Cisgiordania, e la stessa Casa Bianca teme che senza una riconciliazione tra al Fatah e Hamas il piano rimanga lettera morta.