2 maggio 2024
Aggiornato 01:00
Momento di svolta nel processo di pace mediorientale?

Obama-Mubarak: «Congiuntura favorevole verso la pace»

Presidente USA: «Incoraggiato da stop a insediamenti israeliani»

NEW YORK - Il processo di pace mediorientale potrebbe essere a un momento di svolta grazie all'attuale contesto storico, tra i più favorevoli incontrati da anni. Seppur mettendo le mani avanti ricordando le innumerevoli volte in cui il tavolo delle trattative è venuto meno all'improvviso, Barack Obama e il leader egiziano Hosni Mubarak sono apparsi oggi più ottimisti in vista della soluzione del conflitto israelo-palestinese.

Obama ha parlato di «progressi nella giusta direzione» dicendosi «incoraggiato» dalle notizie provenienti dalla Cisgiordania dove gli israeliani hanno annunciato lo stop fino alla fine dell'anno nella costruzione degli insediamenti.

«L'interesse di entrambe le parti è per la pace«, ha detto il presidente americano sottolineando il crescente realismo tra i palestinesi sul fatto che Israele «non stia andando da nessuna parte». Obama ha evidenziato come gli stessi israeliani abbiano realizzato che per arrivare a una soluzione di lungo periodo devono trovare un punto di incontro con i vicini arabi. La notizia dello stop era attesa da mesi alla Casa Bianca che ha spinto a lungo per fermare i cantieri e che avrebbe preferito tuttavia che il governo di Benjamin Netaniahu rinunciasse del tutto all'ampliamento degli insediamenti. Gli analisti vedono comunque nella via di mezzo scelta da Gerusalemme un passo decisivo in vista di una soluzione.

«Tutti hanno fatto dei passi avanti e tutti corrono dei rischi«, ha aggiunto Obama ringraziando il presidente egiziano per la mediazione svolta negli ultimi mesi. Mubarak era già stato a Washington nei mesi scorsi e ha insistito perché Obama parlasse al mondo arabo dal Cairo, il 4 giugno scorso, sottolineando così il ruolo chiave dell'Egitto in vista del processo di pace.

«Appoggiamo lo sforzo degli Stati Uniti per trovare una soluzione», ha detto il leader egiziano, che in trent'anni di governo ha visto più volte fallire i colloqui per mettere fine al conflitto.

Riforme in Egitto - Nel corso dell'incontro, al quale hanno partecipato anche il segretario di Stato Hillary Clinton e il consigliere per la Sicurezza nazionale, James Jones, Obama e Mubarak hanno affrontato anche il tema delle riforme in Egitto, considerate imprescindibili dalla Casa Bianca se il Cairo vuole fare in futuro da ponte tra occidente e mondo arabo. Da anni infatti il governo di Mubarak è accusato di violazioni dei diritti umani e di aver di fatto bloccato l'ottenimento di una democrazia compiuta.

Diritti umani - A toccare l'argomento è stato lo stesso presidente egiziano che ha sottolineato la franchezza della discussione e la sua intenzione a portare a termine le riforme promesse nel 2005. «Abbiamo ancora due anni per concludere il processo di riforma», ha detto Mubarak il cui mandato scadrà nel 2011. Nel corso della conferenza stampa il presidente avrebbe fatto inoltre trapelare implicitamente la sua intenzione di ricandidarsi alla fine del mandato dando così vita a un immediato botta e risposta diplomatico. L'ipotesi è infatti subito stata smentita dall'ambasciata egiziana a Washington che ha parlato di un errore di traduzione.

Fraintendimenti a parte i rapporti tra Washington e il Cairo si sono comunque sciolti con l'arrivo di Obama alla Casa Bianca segnando una svolta rispetto agli anni della presidenza Bush in cui le due diplomazie si erano allontanate per via della richiesta di Washington di dare delle risposte concrete sul tema dei diritti umani.