18 aprile 2024
Aggiornato 00:00
«Lo credevo un uomo risoluto»

Cheney attacca Bush: «Un politico come tanti»

Ex vicepresidente: fu più «arrendevole» nel secondo mandato

WASHINGTON - Lo credeva un uomo risoluto, invece era solo un politico come tanti. E' questo il giudizio espresso dall'ex vicepresidente americano Dick Cheney sul suo ex capo, il Presidente americano George W. Bush, durante una delle conversazioni informali che l'ex numero due della Casa Bianca sta tenendo negli ultimi mesi con scrittori, diplomatici, analisti ed ex colleghi, in vista dell'uscita, nella primavera del 2011, della biografia.

«Durante il secondo mandato, Cheney capì che Bush si stava allontanando da lui - ha raccontato al Washington Post uno dei partecipanti a questi incontri - vedeva Bush colpito dalla reazione dell'opinione pubblica e dalle critiche che gli piovevano addosso. Bush era più arrendevole. Il risultato era che era più refrattario ai consigli di Cheney, dando prova di un'indipendenza che Cheney non aveva visto prima. Era chiaro che la dottrina di Cheney era di tener duro sempre, mai presentare scuse, mai dare spiegazioni, e che Bush stava invece diventando più conciliante».

L'influenza di Cheney su Bush toccò il suo apice durante il primo mandato Bush, ricorda oggi il Wp, soprattutto nella strategia di lotta al terrorismo, che ancora oggi l'ex vicepresidente rivendica con forza. Negli ultimi anni del suo mandato, l'ex inquilino della Casa Bianca decise invece di rivedere tale politica, mettendo fine alla pratica del 'waterboarding' (finto annegamento, ndr) contro i presunti terroristi, chiudendo le carceri segrete della Cia, chiedendo il via libera del Congresso per il programma di controlli nel Paese e raggiungendo accordi con la Corea del Nord e l'Iran. Questioni centrali per l'ex vicepresidente che ancora oggi si sente «in dovere» di salvare il Paese dal pericolo, stando a quanto sottolineato da un suo ex collaboratore, John P. Hannah.

Altro motivo di attrito tra Bush e Cheney sorse riguardo alla vicenda giudiziaria che nel 2007 portò alla condanna per spergiuro dell'ex collaboratore del vicepresidente, Lewis 'Scooter' Libby, accusato di aver rivelato l'identità dell'agente della Cia Valerie Plame. Nonostante le forti pressioni di Cheney, Bush rifiutò infatti di graziare Libby prima di lasciare la Casa Bianca.

Cheney non ha mai gradito i libri di memorie scritti dagli ex collaboratori di Bush, ma ora ha deciso che su molti dei suoi segreti «non ci sono più limiti». «Quando il Presidente prendeva decisioni che non condividevo, io lo sostenevo comunque, non correvo a lanciare colpi bassi - ha spiegato l'ex vicepresidente - oggi parlo dopo aver lasciato l'incarico e non ho più alcun motivo per non raccontare con franchezza i miei punti di vista».