Leader religiosi sfidano Khamenei: voto non valido
«Frattura storica» all'interno di establishment clericale Iran
TEHERAN - Il più autorevole consesso di leader religiosi iraniani (l'Associazione dei ricercatori e degli insegnanti di Qum) ha deciso di sfidare il Consiglio dei Guardiani della rivoluzione e di contestare la validità dei risultati elettorali e del governo in carica. In un documento diffuso ieri, il gruppo riformista afferma che il Consiglio dei Guardiani non ha più il diritto «di giudicare questo evento», perché alcuni suoi membri «hanno perso l'immagine di imparzialità agli occhi dell'opinione pubblica».
Il Consiglio dei Guardiani è un organismo di 12 membri non eletti, formato da sei autorità religione nominate dall'ayatollah Khamenei, e da sei giuristi. Il documento diffuso ieri è un'ulteriore dimostrazione dell'enorme frattura che si sta creando ai vertici dell'establishment religioso iraniano. Secondo molti osservatori questo documento rappresenta un atto di sfida nei confronti della massima autorità religiosa iraniana, la guida suprema ayatollah Ali Khamenei.
«Questa rottura nell'establishment clericale - ha spiegato oggi al New York Times ABbas Milani, direttore del Programma di studi iraniani della Stanford University - e il fatto che loro (il gruppo religioso autore del documento, ndr.) stiano prendendo le parti della gente e di Moussavi (il candidato riformista sconfitto, ndr.) rappresenta a mio avviso una frattura davvero storica in 30 anni di Repubblica islamica». «Tenete bene a mente - continua Milani - che si stanno esprimendo contro un risultato elettorale certificato da Khamenei».
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