2 maggio 2024
Aggiornato 12:00
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Sarkozy apre la strada alla legge anti-burqa in Francia

«Non è l'idea che la Republique ha della dignità della donna»

PARIGI - In principio fu il velo: nel 2004, fece scalpore in Francia e spaccò il paese la legge voluta da Jacques Chirac, che vieta di indossare a scuola e negli uffici pubblici il fazzoletto da testa per le donne islamiche. Vieta in verità anche ogni altro simbolo "ostentato" di appartenenza religiosa, dalle croci al collo, al turbante dei giovani sikh indiani: ma l'obbiettivo primario del provvedimento è proprio il velo delle giovani musulmane.

Oggi, dal velo la Francia passa a prendere di mira il burqa. A scuola no ai capelli e al collo coperti. Per strada no anche all'abito nero o azzurro che copre integralmente il corpo e il viso, lasciando alla donna solo due fessure per gli occhi. Oggi, è arrivata anche la benedizione del presidente Nicolas Sarkozy per la petizione firmata da una sessantina di deputati francesi, di tutte le tendenze politiche, in richiesta di una commissione di studio parlamentare.

Dei 45 minuti di discorso che Sarkozy ha tenuto alle Camere riunite nel quadro del castello di Versailles - quasi un nuovo Re Sole - le poche frasi secche dedicate al burqa segnano una scelta di campo. E' un "segno di asservimento della donna e di avvilimento", che, "voglio dirlo solennemente, non sarà il benvenuto sul territorio della Repubblica francese". Di più, il burqa "non è un problema religioso" ma "un problema di libertà".

Per questo è giusto che il parlamento si esprima. "Bisogna che ci sia un dibattito e che tutti i punti di vista possano farsi sentire" ha proclamato il presidente.Ma lui, il suo lo ha già chiarito. Perché "non possiamo accettare nel nostro paese delle donne prigioniere dietro una griglia, tagliate dalla vita sociale, private di ogni identità.Non è l'idea che la repubblica francese si fa della dignità della donna".

La questione tocca vari nervi scoperti. Intanto, la difesa della famosa laicità francese dello Stato, principio che Sarkozy ha cercato di reinventare: "La laicità non è il rifiuto di tutte le religioni, è un principio di neutralità e di rispetto. Non sbagliamo obbiettivo" ha dichiarato, "la religione musulmana deve essere rispettata tanto quanto le altre".

E poi: vietare il burqa significa offendere l'identità musulmana e la libertà di scelta? Il velo integrale si porta in Arabia Saudita, in Afghanistan; su territorio francese ha la potenza di un pugno nello stomaco. A metterlo sono le donne integraliste, secondo il quotidiano Le Figaro: alcune sono obbligate, "ma per lo più lo fanno volontariamente" assicura l'islamologo Bernard Godard. "Molte hanno la nazionalità francese, molte sono convertite. Si fanno salafiste come si entra in una setta".

I salafisti, difensori dell'islam radicale, sono certo in minoranza fra i musulmani francesi ma raccoglierebbero fra i 30 e i 50 mila adepti su un totale di circa 5,5 milioni. L'islam moderato non prescrive il velo integrale (che non si riscontra nè fra gli obblighi religiosi classici nè fra le tradizioni del Magreb, la zona nordafricana da cui viene la grande maggioranza dei musulmani francesi). E tuttavia fra i leader della comunità, solo il rettore della Grande Moschea di Parigi (che dipende dall'Algeria) si è pronunciato chiaramente contro il burqa o niqab che dir si voglia. La comunità appare a disagio: secondo la Direzione dei servizi, perché non vuole scontentare le frange degli estremisti.

Di queste donne velate di Francia, oggi Le Figaro ne presenta alcune. Come Sofia, studentessa universitaria di chimica a Parigi-VII, sempre interamente coperta in classe; ha ottenuto uno stage da Chanel dove sogna di lavorare nel settore cosmetici.

Oppure Delphine, ribattezzata Aisha quando ha abbandonato il cattolicesimo per convertirsi alla religione del marito. "Sono io che mi sono mossa verso l'islam, per fede" assicura. Ha quattro figli; è passata dal velo all'hijab (che copre tutto tranne il volto) fino al niqab, scandalizzando la famiglia d'origine.

Oppure Karima, cresciuta nella banlieue meticcia parigina fra jeans alla moda e orecchini; la bocciano alla licenza superiore, fa pulizie a domicilio, si innamora di un fondamentalista e lo sposa. Dal velo al niqab in pochi anni, e i bambini non andavano all'asilo pubblico, "miscredente", ma a un nido salafista semiclandestino. Fino a quando l'intera famiglia si è trasferita in Algeria.

A questa diffusione progressiva del velo - una rivendicazione di appartenenza, il sintomo di uno spaesamento e di un disagio sociale cui si reagisce con la sfida - fin qui la Francia ha risposto imponendo la legge repubblicana. Pare intenzionata a continuare su questa strada: non è detto che serva a mutare le coscienze, ma aiuterà quelle donne che il velo, sui capelli o sul viso, preferiscono non metterlo.