3 ottobre 2025
Aggiornato 09:30
Elezioni Iran

Khamenei avverte Mousavi: «Il popolo ha scelto»

«Esigo la fine delle proteste»

TEHERAN - Mahmoud Ahmadinejad è stato eletto democraticamente dal popolo in trasparenti e libere elezioni e il movimento di piazza organizzato dai candidati sconfitti, in primis da Mir Hossein Mousavi, che contestano la sua rielezione deve cessare: questo in sintesi ha dichiarato la Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, in un discorso all'Università di Teheran in cui ha sottolineato la straordinaria partecipazione al voto dell'elettorato segno della «grande fiducia del popolo nella Repubblica islamica».

«Il popolo ha scelto chi voleva» come presidente dell'Iran, ha esordito l'ayatollah. «Il braccio di ferro nelle strade è un errore. Esigo che vi sia posto fine», ha proseguito Khamenei, aggiungendo che «non cederà alla strada». «Se alcuni scelgono un'altra via diversa da quella di partecipare alla festa elettorale», ha detto, «interverrò per denunciarli davanti al popolo».

La più alta autorità dello Stato iraniano ha messo in guardia i sostenitori dei tre candidati che contestano le presidenziali del 12 giugno nelle strade, alludendo alle manifestazioni di massa organizzate fin dal giorno dell'annuncio dei risultati in cui sono rimasti uccisi sette civili. «I dirigenti politici che hanno una influenza sul popolo dovrebbero fare molta attenzione al loro comportamento. Se agiscono in maniera estremista, questo estremismo raggiungerà un punto di non ritorno e saranno responsabili per il sangue, la violenza e il caos», ha detto Khamenei.

L'ayatollah ha respinto la possibilità di frodi elettorali che abbiano avvantaggiato Ahmadinejad come sostengono i rivali sconfitti, confermando che «il presidente è stato eletto con 24 milioni di voti». «Ci può essere stata qualche irregolarità» ha ammesso, ma «Il nostro sistema elettorale non permette brogli con un margine di 11 milioni (quello che separa Ahmadinejad dal suo principale rivale Mir Hossein Mousavi ndr). Come si possono fare brogli con un margine di 11 milioni di voti?», ha insistito.

La Guida suprema ha anche lanciato un preciso monito a Mousavi invitandolo in sostanza a non schierarsi con i «nemici esterni». Khamenei ha assicurato che «lo scrutinio ha testimoniato la fiducia del popolo nel regime» islamico, grazie ad una partecipazione straordinaria al voto(85%). «I nostri nemici e i loro mezzi d'informazione vogliono far credere il contrario. Se il popolo non avesse avuto fiducia nel sistema non avrebbe partecipato in massa al voto. I nemici dell'Iran vogliono mettere in dubbio la trasparenza delle elezioni con l'obbiettivo di minare la legittimità della Rivoluzione islamica», ha detto ancora Khamenei. «Tutto è stato fatto alla luce del sole davanti agli occhi della gente senza ombre. La scelta del popolo è stata il riflesso della sua presa di coscienza. Questo libero confronto non può e non deve trasformarsi in uno scontro», ha insistito la Guida suprema.

L'ayatollah ha concesso che il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione è pronto a esaminare le gravi irregolarità denunciate dai tre candidati sconfitti, l'ex primo ministro moderato Mir Hossein Mousavi, l'ex presidente del Parlamento, Mahdi Karroubi e l'ex capo storico dei Pasdaran, Mohsen Rezaei. «Tutti candidati - ha proseguito - che credono fermamente nel sistema islamico. Uno è attualmente presidente. Un altro era ex comandante dei Guardiani della rivoluzione. Un altro era primo ministro durante gli anni della santa difesa (guerra all'Iraq). Ma i media del nemico, guidati dai sionisti, vogliono far credere che lo scontro è tra sistema e opposizione. Ma tutti sono figli e elementi di questo sistema».

L'ayatollah Khamenei ha quindi ribadito il suo appoggio al presidente eletto affermando che le «opinioni del presidente sono più vicine alle mie» di quelle di Akbar Hashemi Rafsanjani, l'ex presidente della Repubblica islamica che ha sostenuto Mousavi.

«Ritengo alcuni uomini più idonei a servire il Paese di altri. Ma il popolo ha fatto la sua scelta», ha spiegato. Ma ha anche negato il proprio coinvolgimento nella campagna a favore di Ahmadinejad dicendo: «Quello che volevo non è stato detto alla popolazione».

Infine, Ali Khamenei ha violentemente attaccato il comportamento dei Paesi occidentali sullo scrutinio.

«I diplomatici di numerosi Paesi occidentali che fino ad oggi ci parlavano con un linguaggio diplomatico hanno mostrato il loro vero volto, in primo luogo il governo britannico», ha esclamato.