Pirati: Nato prepara nuova missione, Italia resta in quadro Ue
Roma invia un'altra nave per l'operazione Atalanta
ROMA - La Nato prepara una nuova missione «a lungo termine» per la lotta alla pirateria nel Golfo di Aden e nelle acque limitrofe alle coste della Somalia: il progetto sarà discusso al vertice dei ministri della Difesa dei paesi membri dell'Alleanza, che si svolgerà a Bruxelles giovedì e venerdì prossimi, dopo la recente approvazione di una direttiva della Nato che autorizza di fatto l'inizio della pianificazione della nuova operazione.
Una missione alla quale non dovrebbe prendere parte l'Italia che, viceversa, rafforzerà la sua presenza nella missione Atalanta dell'Unione europea inviando nel Golfo di Aden il pattugliatore 'Comandante Borsini', in aggiunta alla 'Maestrale'.
Nell'area del Corno d'Africa, tra l'altro, si trova anche la 'San Giorgio', nave di assalto anfibio impegnata in attività di perlustrazione. Quest'ultima, che non risponde alla linea di comando Ue, «opera comunque in coordinamento con Nave Maestrale, con la quale è in costante contatto per un necessario scambio di dati e informazioni», riferiscono fonti militari.
Battezzata 'Scudo Oceanico', secondo una fonte diplomatica Usa citata da El Mundo la nuova missione della Nato sarà operativa «a partire dal primo luglio», dopo la conclusione dell'operazione attualmente in corso, il 28 giugno prossimo. Gli Stati Uniti, che partecipano già con Portogallo, Canada, Olanda e Spagna alla 'Allied Protector', «si sono impegnati» a sostenere la nuova missione Nato fornendo «appoggio logistico aggiuntivo, strumenti per le comunicazioni di intelligence e, possibilmente, navi». E adesso Washington spera che i paesi alleati possano fare altrettanto. «Speriamo che i nostri alleati contribuiscano agli sforzi contro la pirateria. Chiediamo più di due navi per due settimane. La posizione americana è che è importante per la Nato continuare i suoi sforzi contro la pirateria», ha spiegato la fonte statunitense.
L'Alleanza, comunque, ha lasciato intendere che la preparazione di una «missione a lungo termine richiede tempo» e al momento non è dato sapere quante fregate (cinque quelle impegnate in 'Allied Protector') parteciperanno alla missione. In ogni caso, ha commentato una fonte, «con ogni probabilità la missione sarà superiore» in termini di sforzi e contributi a quella attualmente in corso. D'altra parte, la Nato dovrà risolvere anche alcune questioni legali, in riferimento soprattutto all'eventuale arresto di pirati somali. Fonti diplomatiche hanno spiegato che l'Alleanza dovrebbe stipulare «prima possibile» un accordo simile a quello che l'Unione europea ha raggiunto con il Kenya per il trasferimento dei predoni catturati in mare durante la missione Atalanta.
Le fonti hanno riconosciuto che la Nato è costretta ad affrontare «maggiori difficoltà» dell'Ue a «negoziare un accordo legale» di questo tipo perché «non possiede le risorse» finanziarie destinate dall'Unione europea al Kenya. «L'Ue finanzia le prigioni e il sistema giudiziario del Kenya», ha precisato un diplomatico, assicurando però che «l'Alleanza è in grado di elaborare una bozza di mandato legale» per far fronte al problema del fermo dei predoni senza che le Nazioni Unite diano il loro assenso alle detenzioni o forniscano la copertura legale.
«Non abbiamo la necessità di un intervento Onu. La Nato può elaborare la sua bozza di mandato legale», ha confermato la fonte.
Dal canto suo l'Italia dovrebbe rimanere fuori dalla nuova missione dell'Alleanza, come già avvenuto per l'operazione 'Allied Protector'. Ma mentre il negoziato per il rilascio degli ostaggi del Buccaneer (10 italiani a bordo della nave sequestrata in aprile) resta in una fase di stallo, il nostro paese rafforzerà comunque la sua presenza nel Corno d'Africa nel quadro dell'operazione Atalanta dell'Ue. La Marina militare schiererà infatti il pattugliatore 'Comandante Borsini', proprio in questi giorni in transito nell'area.
La nave è attualmente impegnata in attività di scorta del pattugliatore 'Fateh' della Marina militare irachena ed ha come sua destinazione finale il Golfo Persico. Ma secondo quanto appreso da Apcom, al termine della sua missione, potrebbe fermarsi per qualche tempo al largo delle coste somale al fine di fornire un ulteriore contributo alla lotta alla pirateria. E proprio oggi, incontrando il premier somalo Omar Abdirashid Ali Shermarke, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha confermato che l'Italia è «pronta a rafforzare il suo impegno, insieme ai Paesi partner, per contrastare il fenomeno della pirateria», che ha «raggiunto ormai proporzioni intollerabili». Un fenomeno, ha evidenziato, che «è solo una parte del problema, la punta dell'iceberg» di una «crisi politica, socio-economica e di sicurezza», che va affrontata sulla terraferma.
L'operazione della 'Comandante Borsini', che ha già ricevuto la necessaria approvazione dei vertici militari, è adesso nelle mani del ministro della Difesa Ignazio La Russa, che dovrebbe autorizzare l'intervento a breve. «Se ne sta discutendo, ma sarebbe la decisione più logica», riferisce una fonte. «Come sempre tutto è legato ai fondi. Al momento la nave è finanziata soltanto per la sua attività di scorta del 'Fateh'. Quindi bisognerebbe stanziare nuovi fondi per la sua nuova destinazione».
Altra questione è l'ambito giuridico entro il quale la nave sarà chiamata ad operare. Il pattugliatore sarà inquadrato nell'operazione Atalanta. Ma se dovesse imbattersi in un'operazione antipirateria prima che ciò avvenga, «allora la sua attività sarà svolta in accordo alla Convenzione di Montego Bay, firmata nel 1982, che fornisce il supporto giuridico per l'intervento in casi di questo genere». Tra l'altro, conferma una fonte, l'articolo 11/35 del Codice italiano della navigazione ha fatto sua la norma internazionale, garantendo la necessaria copertura giuridica in caso di intervento della Marina contro i pirati.