25 aprile 2024
Aggiornato 12:30

D-Day, Sarkozy davanti a Obama celebra alleanza Francia-Usa

E il collega americano ribadisce il credo «sì, possiamo»

PARIGI - Da due mesi Nicolas Sarkozy progettava il momento in cui avrebbe pubblicamente ringraziato gli Stati Uniti e Barack Obama per aver salvato la Francia nella seconda guerra mondiale. Ieri, nel 65esimo anniversario dello sbarco in Normandia, il presidente francese ha pronunciato un commovente discorso nel cimitero americano di Colleville-sur-mer, a strapiombo su Omaha Beach. Ma Sarkozy aveva già tentato di portare in Normandia il collega della Casa Bianca in aprile, quando Obama venne in Europa per l'anniversario della Nato che segnava il rientro della Francia nel comando militare dell'Alleanza.

Allora non gli riuscì e dovette contentarsi di un incontro a Strasburgo. Ieri a Omaha Beach, sotto un bel sole ventoso, ha accolto circa novemila invitati, fra cui duecento veterani, e oltre a Obama anche il primo ministro britannico Gordon Brown, il principe Carlo d'Inghilterra, il premier canadese Stephen Harper. Pur ringraziandoli tutti, il discorso di Sarkozy era rivolto in primo luogo a Obama. Una lunga, vivida - quasi cinematografica descrizione dei ragazzi ventenni sui battelli da sbarco: «a cosa pensavano questi giovani soldati, lo sguardo fisso sulla costa che emergeva dalla bruma? Alla vita così corta, al bacio delle madri quando erano piccoli, alle lacrime trattenute dei padri, a quelle che li aspettavano di là dal mare? A cosa pensavano se non che a vent'anni è presto per morire?».

Ma il succo del discorso viene più in là, quando Sarkozy ha ricordato, in un inciso, che il D-Day fu «la rivincita... anche della Francia che si era arresa in appena cinque settimane» ai nazisti nel 1940. Un dato storico che i francesi non amano ricordare; anche se il presidente ha avuto cura di inserire nell'elenco delle forze che parteciparono alla battaglia in Normandia anche «la resistenza che minò» i ponti.

La questione dell'atlantismo di Sarkozy diventa quasi un problema di identità nazionale. Il presidente ha riportato la Francia nella Nato rinunciando all«eccezione francese', che nacque con de Gaulle: una decisione pochissimo apprezzata da destra e da sinistra. Oggi ha reso omaggio ai caduti che hanno salvato il suo paese: «tutti capiscono l'emozione dei francesi davanti a queste novemila tombe di soldati americani. Signor presidente degli Stati Uniti, vi porgo il ringraziamento della Francia per le vite di questi soldati che dormono qui per l'eternità. E vorrei ringraziare i soldati che sono ancora qui, vi siete battuti per una causa che sapevate nel vostro profondo essere più importante della vostra vita. La Francia non dimenticherà mai. E' in questa terra, in questo luogo stesso che si annoda l'alleanza indistruttibile fra la Francia e gli Stati uniti, la Gran Bretagna, il Canada».

L'importanza dell'alleanza con l'Europa tutta, invece, è stata citata solo di striscio. Il pathos di un discorso molto ben pronunciato però può forse addolcire la pillola. Anche se in questi due giorni francesi, Sarkozy è stato molto criticato per l'eccessiva ansia di piacere al collega americano: Obama non si è mostrato gran che cordiale. Il primo voleva a tutti i costi una cena con le consorti, l'altro ha limitato gli incontri alla stretta ufficialità (come ieri in Germania con Angela Merkel).

E poi ieri a Colleville (dove una folla osannante era pronto ad accoglierlo), Obama, parlando dopo Gordon Brown e Steven Harper, ha ribadito prima di tutto la centralità del ruolo degli Stati Uniti del mondo. Un discorso di ampia retorica che echeggia il suo slogan «yes we can»: ma sono gli americani che possono. «Voi, i veterani che sbarcaste, ci ricordate che in definitiva il destino umano non è gestito da forze fuori dal nostro controllo.

La storia è il risultato delle azioni di ogni individuo: dipende sempre da noi».

Lo sbarco in Normandia, per Obama, ha «cambiato il corso del 20esimo secolo». Aprì la strada verso Berlino, al piano Marshall, alla libertà e prosperità del continente. «Tutto ciò da una striscia di spiaggia lunga appena nove chilometri e larga tre». Ha scandito: «Non possiamo dimenticare. Non dobbiamo dimenticare. Gente che si credeva normale è stata in grado di fare cose straordinarie, per semplice senso del dovere. E' la storia della Normandia ma anche la storia dell'America».

Ad ascoltarlo, una distesa di croci bianche sui prati di Colleville. Davanti a ognuna, il cerimoniale aveva piantato due bandierine: una a stelle e strisce, l'altra col tricolore francese.