20 aprile 2024
Aggiornato 03:00

Stampa Israele boccia discorso Yad Vashem: «Il Papa non si è scusato»

Tom Segev: Ratzinger parla di ebrei «uccisi» non «sterminati»

GERUSALEMME - Con il suo discorso di ieri al Memoriale dell'Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme, descritto alla vigilia come l'appuntamento più importante del viaggio in Terra Santa, Benedetto XVI sperava di mettere fine alle polemiche, spesso roventi, tra Chiesa Cattolica ed Ebraismo e ai dubbi degli ebrei sulla posizione del Vaticano verso la Shoah e l'antisemitismo. A leggere oggi i giornali israeliani invece il Papa avrebbe mancato l'occasione per chiarire in modo definitivo la visione sua e della Chiesa cattolica dello sterminio degli ebrei compiuto dai nazisti.

La stampa dello Stato ebraico è unanime nell'esprimere delusione, se non forte disappunto, per il discorso del Papa al Yad Vashem. «Un discorso deludente» titola il quotidiano Maariv vicino alla destra, «Un'occasione perduta per il Papa», incalza il centrista Yediot Ahronot. Per entrambi i quotidiani il Pontefice non ha «chiesto perdono». Ma i giudizi più taglienti sono sul liberal Haaretz che nei mesi scorsi annunciò, primo fra tutti, il viaggio di Benedetto XVI in Israele e che titola nella sua edizione cartacea in lingua inglese: «I sopravvissuti (all'Olocausto, ndr) irritati dal discorso tiepido di Benedetto». Il quotidiano mette in evidenza la delusione dei responsabili del Memoriale della Shoah, in particolare del suo presidente, l'ex rabbino capo Israel Meir Lau.

Sullo stesso giornale il noto giornalista e storico Tom Segev, in un commento dal titolo «Qualcuno a Roma ha scelto `uccisi'», paragona il calore e l'entusiasmo di Giovanni Paolo II con il «freddo» Benedetto XVI. Piu' di tutto Segev condanna il Papa perché ha parlato di «ebrei uccisi» e non sterminati, «come se fossero stati vittima di un incidente stradale». Nel migliore dei casi, prevede Segev, «Benedetto XVI si lascerà indietro indifferenza».

Altrettanto critico è il giudizio di Etgar Lefkovits sul Jerusalem Post, secondo il quale il Papa ha mancato di chiedere scusa per l'atteggiamento avuto dalla Chiesa cattolica durante l'Olocausto, deludendo coloro che si attendevano un discorso storico da parte di un Pontefice nato in Germania. Il Jerusalem Post riporta anche i commenti dello speaker della Knesset, Reuven Rivlin, assente ieri all'aeroporto di Tel Aviv, alla cerimonia di benvenuto al Papa. «Ieri - ha detto Rivlin - sono andato al Yad Vashem non solo per ascoltare una descrizione storica o fatti già accertati sull'Olocausto. Sono andato come un ebreo che voleva ascoltare una richiesta di perdono da parte di coloro che hanno causato la nostra tragedia, e fra di essi i tedeschi e la Chiesa. Purtroppo non ho ascoltato nulla di tutto ciò».

La stampa israeliana riporta allo stesso tempo una voce autorevole contraria al coro di critiche al Papa. Noah Frug, presidente dei comitati dei sopravvissuti all'Olocausto, ha definito esagerate le condanne del discorso al Yad Vashem. «Il Papa non è presidente di una organizzazione sionista, quindi perché lo critichiamo? E' venuto in Israele per avvicinare la Chiesa all'Ebraismo e dobbiamo considerare la sua visita positiva ed importante», ha dichiarato Frug.