28 agosto 2025
Aggiornato 10:00

Filippine, Parla ostaggio filippino: temiamo per la nostra vita

I sequestratori hanno minacciato di decapitare uno dei tre

MANILA - Uno dei tre dipendenti della Croce Rossa rapiti il 15 gennaio scorso da militanti islamici nelle Filippine ha detto di temere per la sua vita dopo che i sequestratori hanno minacciato di decapitare uno di loro. «Il tempo sta scadendo», ha detto la filippina Mary Jean Lacaba in un'intervista telefonica concessa nella tarda serata di ieri alla televisione ABS-CBN.

Lacaba ha aggiunto che anche i suoi due colleghi europei, l'italiano Eugenio Vagni e lo svizzero Andreas Notter, temono per la loro vita «ogni minuto, ogni secondo perchè non sappiamo quando scoppierà lo scontro». La donna ha lanciato un appello al governo di Manila, perchè agisca in fretta per risolvere la crisi. Ieri, i sequestratori hanno minacciato di decapitare uno dei tre ostaggi se l'esercito non si ritirerà dalle roccaforti della guerriglia, nel sud del paese. Il governatore della città di Jolo, Abdusakur Tan, ha fatto sapere che i militanti hanno fissato per martedì prossimo la scadenza dell'ultimatum.

Tuttavia, le forze armate di Manila hanno respinto la richiesta, facendo sapere che non intendono negoziare con i terroristi. Il generale Alexander Yano ha ricordato che i militanti non hanno mantenuto l'impegno di liberare uno degli ostaggi, come annunciato la scorsa settimana, dopo che le truppe hanno accettato di ritirarsi dall'area limitrofa al loro quartier generale. Il movimento islamico Abu Sayyaf conta circa 400 uomini ed è comandato da Albader Parad. Gli Stati Uniti ritengono che l'organizzazione filippina abbia legami con al Qaida e hanno offerto una taglia di 80.000 dollari per la cattura di Parad.