20 gennaio 2025
Aggiornato 09:00

Tibet, monaci in «rieducazione» prima di anniversario rivolta

Lo scrive l'edizione online del britannico The Times

PECHINO - Centonove monaci tibetani saranno prelevati dalla polizia cinese per essere sottoposti a «ri-educazione» politica oggi, vigilia del cinquantesimo anniversario, il 10 marzo 1959, della rivolta del Tibet contro la Cina, conclusasi con la fuga del XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, costretto all'esilio in India insieme ad oltre 100.000 tibetani.

Lo scrive l'edizione online del britannico The Times, precisando che il «sequestro» dei 109 monaci del monastero di Lutsang, nella provincia di Qinhang, è solo una delle tante misure straordinarie adottate da Pechino per scongiurare eventuali disordini anti-cinesi. Tanto più che quest'anno ricorre anche il primo anniversario delle proteste, guidate dai monaci, esplose l'anno scorso a Lhasa, capitale del Tibet, e in altre città tibetane e soffocate nel sangue dalle autorità cinesi. Fra i provvedimenti eccezionali, il divieto di ingresso ai visitatori stranieri, già scattato, in circa un quarto del territorio della Cina, un'area grande come l'Europa occidentale che comprende la «Regione autonoma del Tibet» e le quattro province limitrofe a maggioranza tibetana. In quest'area sono stati mobilitati decine di migliaia di soldati e di agenti della polizia paramilitare. Due contee della provincia di Sichuan, dove l'anno scorso scoppiarono le manifestazioni più violente, sono state tagliate fuori dal mondo esterno.

Memori dell'uso che fecero i tibetani degli Sms con i quali riuscirono a comunicare e a far dilagare le proteste anti-Pechino nella vasta regione himalayana, le autorità cinesi hanno deciso di bloccare dal 10 marzo al 1 aprile le reti di internet e della telefonia mobile. «Ci scusiamo per ogni inconveniente creato», leggeranno da domani gli utenti colpiti dal provvedimento sui loro schermi e telefoni. Il governo cinese è così ansioso che il capo del Partito Comunista del Tibet, Zhang Qingli, è rimasto a Lhasa, rinunciando addirittura a partecipare alla sessione annuale del Congresso Nazionale del Popolo.

Una fotografia lo ritrae sul sito ufficiale China Tibet News mentre passa in rassegna la polizia anti-sommossa, intimando agli agenti di essere vigilanti e di soffocare sul nascere tutti i complotti orditi dalla «cricca» del Dalai Lama per smembrare la Cina. Per quanto riguarda i 109 monaci della provincia di Qinghai, non è dato sapere dove saranno portati e per quanto. Ma è una pratica ricorrente da parte delle autorità cinesi irrompere nei monasteri Tibetani per impartire corsi di «educazione patriottica» in cui i monaci devono promettere fedeltà a Pechino e sconfessare il Dalai Lama.