19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Incriminato per crimini di guerra e contro l'umanità in Darfur

Darfur: Aia spicca mandato di arresto contro Presidente Bashir

Si tratta del primo Capo di Stato in carica ad essere incriminato dalla Cpi, il tribunale permanente entrato in funzione dal 2002

AIA - La Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi) ha spiccato ieri un mandato di arresto contro il Presidente sudanese Omar al Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità in Darfur. Si tratta del primo Capo di Stato in carica ad essere incriminato dalla Cpi, il tribunale permanente entrato in funzione dal 2002 per giudicare i crimini di guerra, contro l'umanità e di genocidio.

I tre giudici della Camera preliminare della Corte hanno lasciato cadere l'accusa di genocidio contro Bashir in una guerra che, dal febbraio 2003 a oggi, ha causato almeno 300.000 morti e 2,7 milioni di sfollati e profughi. Khartoum ha bollato la decisione della Corte come un complotto dell'Occidente, volto a destabilizzare il più grande paese africano, ricco di petrolio. Gli Stati arabi e africani hanno ammonito sul rischio che il mandato di arresto alimenti nuove violenze in Darfur e minacci il già fragile accordo di pace raggiunto nel 2005 da Nord e Sud del paese, dopo una guerra civile ventennale. Il mandato di arresto riguarda cinque capi di accusa per crimini contro l'umanità, quali omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro, e due per crimini di guerra, quali «attacchi lanciati intenzionalmente contro la popolazione civile in quanto tale o contro singoli individui non coinvolti direttamente nelle ostilità» e saccheggi.

«Secondo i giudici - ha detto il portavoce della Corte, Laurence Blairon - questi crimini sono stati commessi durante i cinque anni di campagna di contro-guerriglia lanciata dal governo sudanese contro il Movimento/esercito di liberazione del Sudan (Slm/A), il Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem) e altri gruppi armati che si oppongono al governo sudanese in Darfur. Si suppone che questa campagna sia iniziata subito dopo l'attacco dell'aprile 2003 all'aeroporto di El Fasher, nell'ambito di un piano comune concordato ai più alti livelli del governo del Sudan, da Omar al Bashir ad altri leader politici e militari di alto rango. La campagna è andata avanti almeno fino al 14 luglio 2008, giorno in cui è stata presentata la richiesta di un mandato di arresto contro Omar al Bashir».

«Elemento chiave di questa campagna era l'attacco illegittimo contro quella parte della popolazione civile del Darfur, appartenente in larga parte alle comunità dei Fur, dei Masalit e degli Zaghawa, percepita come vicina ai gruppi armati che si oppongono al governo - ha proseguito il portavoce - questa popolazione civile è stata illegittimamente attaccata dalle forze governative sudanesi, inclusa la forza aerea, e dai suoi alleati della milizia dei janjaweed (diavoli a cavallo, ndr), dalla forza di polizia sudanese, dai servizi di intelligence e dalla Commissione per gli aiuti umanitari. Il Presidente sudanese è sospettato di aver coordinato il piano e l'applicazione della campagna di contro-guerriglia». La Cpi ha fatto sapere che trasmetterà «immediatamente» al Sudan, agli Stati membri della Corte e ai membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu che non hanno aderito alla Cpi la richiesta di cooperare per l'arresto e il trasferimento di Bashir.

«La responsabilità di arrestarlo e trasferirlo spetta agli Stati», ha detto il cancelliere della Cpi, Silvana Arbia. La Corte non dispone di una forza di polizia. Secondo il Procuratore della Cpi, Luis Moreno-Ocampo, il «governo sudanese è costretto dal diritto internazionale ad applicare il mandato di arresto sul suo territorio», ma fino ad oggi Khartoum non ha mai consentito all'estradizione di due sudanesi già incriminati dalla Corte nel 2007.