20 aprile 2024
Aggiornato 12:30

M.O., Clinton: non possiamo permetterci altri rinvii

L'Amministrazione Obama è decisa a impegnarsi con forza perché israeliani e palestinesi riescano a convivere pacificamente sul principio dei «due popoli, due Stati»

Sharm El Sheikh - Il nuovo segretario di Stato americano Hillary Rodham Clinton assicura che l'amministrazione Obama è decisa a impegnarsi con forza perché israeliani e palestinesi riescano a convivere pacificamente sul principio dei «due popoli, due Stati». Clinton ha sfruttato l'avvio del suo primo tour mediorientale dall'insediamento a Foggy Bottom, alla conferenza dei donatori per Gaza di Sharm El Sheikh, per lanciare un appello a favore di un intervento internazionale immediato per il raggiungimento di una pace arabo-israeliana globale.

«Non possiamo permetterci altri contraccolpi o rinvii, o rimpianti su come sarebbe potuta andare, se fossero state prese decisioni diverse» ha detto il segretario di Stato Usa, con un riferimento implicito al fallimento delle precedenti iniziative di pace. Con George Mitchell - l'inviato di Obama per la pace in Medio Oriente - alle sue spalle, Clinton ha assicurato che «gli Stati Uniti sono impegnati per una pace globale fra Israele e i suoi vicini arabi, e cercheremo di ottenerla su vari fronti» ha aggiunto. Il capo della diplomazia Usa ha tuttavia precisato che i leader mediorientali non possono contare sul fatto che il nuovo presidente Barack Obama abbia un approccio più attivo del suo predecessore, George W. Bush.

«E' ora di guardare avanti« ha affermato, con uno sguardo al risvolto umanitario di anni di conflitto regionale sui palestinesi e sugli altri protagonisti. Clinton, che dall'Egitto raggiungerà Gerusalemme per consultazioni con le autorità israeliane e poi la Cisgiordania per colloqui con l'Anp, ha confermato che gli Stati Uniti hanno promesso in occasione del vertice di Sharm 900 milioni di dollari in aiuti. Il segretario di Stato non ha fornito ulteriori dettagli, ma il suo portavoce Robert A. Wood aveva precisato ieri che 300 milioni saranno stanziati in aiuti umanitari per Gaza, mentre i restanti 600 finiranno nelle casse dell'Anp per spese di bilancio e aiuto allo sviluppo. L'assunto è ovviamente che gli aiuti non devono in nessun modo finire nelle «mani sbagliate», cioè in quelle di Hamas che gli Usa considerano un movimento terrorista.

«Abbiamo lavorato con l'Autorità palestinese per avere la garanzia che i nostri fondi siano usati solo dove e per chi sono destinati e non finiscano nelle mani sbagliate» ha sottolineato Clinton. Nessun riferimento diretto al movimento islamista che controlla Gaza, ma un'allusione all'approccio estremista di alcune fazioni. «E' ora di interrompere il ciclo del rifiuto e della resistenza - ha dichiarato - di tagliare i fili utilizzati da chi sfrutta la sofferenza degli innocenti». Poi, commentando gli attacchi con razzi che partono dalla Striscia contro il sud di Israele ha sostenuto che «devono finire».

«La nostra risposta alla crisi di oggi a Gaza non può essere svincolata dai nostri sforzi più ampi di raggiungere una pace globale» ha detto ancora Clinton. «Soltanto se agiremo subito - ha proseguito - possiamo trasformare questa crisi in un'opportunità che ci porti più vicino agli obiettivi condivisi». Attraverso gli aiuti per Gaza, ha illustrato, gli Stati Uniti intendono «favorire le condizioni in cui possa essere realizzato uno Stato palestinese, che sia un partner responsabile, in pace con Israele e i suoi vicini arabi e sia affidabile per il suo popolo». Clinton ha poi fatto presente che Washington si «ispira» al piano di pace arabo-israeliano del 2002, avanzato dall'Arabia Saudita. La proposta, poi adottata dalla Lega araba, offre la pace a Israele in cambio della terra conquistata dallo Stato ebraico nella guerra del 1967.