28 marzo 2024
Aggiornato 22:00
Economia

Il lunedì nero delle tasse: il 2 luglio è «ingorgo fiscale»

Le imprese saranno chiamate a versare l'Ires, i lavoratori autonomi l'Irpef, gli imprenditori il saldo e l'acconto dell'Irap. Un 'movimento' da 19,2 miliardi

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Foto di repertorio Foto: ANSA/STRINGER ANSA

ROMA - Un lunedì da «ingorgo fiscale». Il calendario l’aveva prevista per sabato 30 giugno, ma essendo un giorno prefestivo la scadenza slitta a lunedì 2 giugno; pertanto, gli imprenditori avranno 2 giorni di tempo in più per recuperare la liquidità necessaria per onorare le richieste del fisco. Un problema non di poco conto, visto che l’importo economico da versare sarà estremamente impegnativo. L’Ufficio studi della CGIA di Mestra segnala – in un comunicato – che tra il versamento del saldo 2017 e il primo acconto di quest’anno, le imprese saranno chiamate a pagare l’Ires (Imposta sui redditi delle società di capitali), mentre i lavoratori autonomi e gli altri percettori di reddito dovranno versare l’Irpef e le addizionali regionali e comunali Irpef. Inoltre, tutti gli imprenditori saranno chiamati a versare il saldo dell’anno scorso e l’acconto di quest’anno dell’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) e l’iscrizione per l’anno 2018 alle Camere di Commercio. Pertanto, nelle casse pubbliche è previsto un gettito complessivo pari a 19,2 miliardi di euro. 

La Cgia e l'ingorgo fiscale
«Non sarà facile – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo – superare indenni l’ingorgo fiscale di inizio estate. Quello di lunedì sarà un vero e proprio stress test che metterà a dura prova la tenuta finanziaria di tantissime piccole e micro imprese che tradizionalmente sono sottocapitalizzate e a corto di liquidità. Speriamo che in tempi ragionevolmente brevi il nuovo Governo provveda a tagliare drasticamente le imposte e decida di distribuire su tutto l’arco dell’anno le scadenze fiscali che, invece, continuano irragionevolmente ad essere concentrate in particolar modo a giugno e a novembre». Quest’anno la normativa fiscale – ricorda ancora la Cgia di Mestre – consente comunque di pagare le imposte entro il 20 di agosto, con una maggiorazione dello 0,40 per cento a titolo di interesse corrispettivo.

Il peso dell'oppressione fiscale
Oltre alle tasse, segnala la CGIA, in Italia il problema è anche il peso dell’oppressione fiscale che ostacola l’attività quotidiana delle  imprese. Al netto delle tariffe applicate dai commercialisti per la tenuta della contabilità aziendale, secondo un'indagine realizzata periodicamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il costo della burocrazia fiscale (obblighi, dichiarativi, certificazione dei corrispettivi, tenuta dei registri, etc.) in capo agli imprenditori ammonta a circa 3 miliardi di euro all’anno. «In linea generale – segnala il segretario della CGIA Renato Mason - in nessun altro Paese d’Europa viene richiesto uno sforzo fiscale come quello presente in Italia. Nonostante la nostra giustizia civile sia lentissima, la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione rimanga la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, la fedeltà fiscale delle nostre imprese è, comunque, molto elevata».