16 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Economia

Neymar e Flavio Cattaneo, due fuoriclasse contesi dal mercato a suon di milioni. Ma perché?

Oltre quattrocento milioni per il giocatore di pallone, trenta per l'amministratore delegato di Telecom dopo appena sedici mesi di lavoro. Cosa si nasconde dietro a queste operazioni?

ROMA - Due campioni, due fuoriclasse. Il primo è Neymar da Silva Santos Júnior, meglio noto come Neymar: il Paris Saint Germain, colosso del calcio finito nelle mani degli sceicchi del Qatar, ovvero il paese finanziatore di vari gruppi terroristi secondo l’Arabia Saudita, vorrebbe strappare il campione brasiliano al Barcellona, staccando un assegno pari a 222 milioni di euro. Secondo indiscrezioni raccolte dal quotidiano catalano Sport, "sia il Paris Saitn Germain che il padre di Neymar avrebbero accettato questo piano d’azione per porre fine al più presto possibile all’operazione del secolo e ormai nessuno dubita sulla fattibilità dell’operazione, tuttavia considerando che questo sarà il contratto più complesso di tutta la storia del calcio e memore di quanto accaduto all’epoca del trasferimento di Neymar dal Santos al Barcellona nel 2013, con risvolti anche di natura giudiziaria che ne seguirono, tutto deve essere a posto, specialmente in ciò che si riferisce alle imposte derivanti dai contratti». Al giocatore andrebbero trenta milioni di stipendio annui, e al padre, ovvero il procuratore, sarà riconosciuta una parcella pari a cento milioni di euro. Budget complessivo dell’operazione, oltre quattrocento milioni di euro. Una cifra sconcertante, che mette in evidenza l’immenso trasferimento di ricchezza che ha avuto luogo in appena due decadi dall’occidente verso le petro-monarchie del Medio Oriente, che oggi spadroneggiano sul piano economico e culturale. A crollare è uno degli architravi della cultura occidentale, ovvero il senso del limite del denaro. Che, grazie alla tradizione teologica cristiana, non poteva tutto. Anzi, era vissuto come puro strumento di civiltà, e non come leva per scardinare ogni principio etico e morale. Messo sotto pressione dalla progressiva secolarizzazione della società, tale cultura riceve il colpo di grazia dalla mondializzazione economica, che riconosce come unico parametro valoriale possibile quello del denaro.

Il Neymar dei manager italiani: Flavio Cattaneo
Ma un altro campione oggi è al centro del mercato. Non di calcio: telefonico. Il suo nome è Flavio Cattaneo e la sua «clausola rescissoria», anche se sarebbe meglio chiamarla buona uscita, è pari a trenta milioni di euro. In termini assoluti, il massimo dirigente di Telecom, vale perfino più di Neymar. "La cifra che mi verrà attribuita non ha nulla di scandaloso, ho la coscienza a posto" dice Flavio Cattaneo ai suoi collaboratori, secondo quanto riporta la Repubblica. "Io sono un professionista e non un normale manager. Chi mi chiama in azienda lo sa e ci si accorda di conseguenza. Non a caso solo il 10% della mia retribuzione in Telecom - 1,2 milioni - è fissa, mentre il 90% è variabile e dipende dai risultati raggiunti». E i risultati vengono rivendicati dal manager, il risanamento del gruppo che verrà certificato dai dati trimestrali la cui approvazione sarà il suo ultimo atto da amministratore delegato. Nella buonuscita nulla di scandaloso quindi, secondo il manager, "in un'ottica di mercato e di un'azienda privata le regole sono queste, mica la Telecom ha finanziamenti pubblici». Lui, quindi, non è un «normale» manager: è un professionista. Un Neymar della finanza e dell’industria, perché la sua super liquidazione giunge dopo appena sedici mesi di servizio. Durante i quali, si affretta a precisare Ivan Dompé, direttore della Comunicazione istituzionale di Tim, «l'importo riconosciuto al dottor Cattaneo, lontano dalle cifre di cui si è speculato in questi giorni, tiene conto di importanti risultati conseguiti in anticipo rispetto al piano, come normalmente avviene in caso di risoluzione consensuale». Che poi aggiunge: "Il contratto di Flavio Cattaneo è stato approvato dal Cda di Tim e successivamente dall'Assemblea con oltre il 60% del capitale a favore». Ci voleva il botto quindi per celebrare il ventennale della privatizzazione di Telecom, avvenuta nel 1997 con un governo di centro sinistra capitana dal duo Prodi- D’Alema. Se la comprarono i capitani coraggiosi di Colaninno, con pubblico encomio di Massimo D’Alema, facendo un enorme debito che poi scaricarono sull’azienda al momento della vendita successiva. Poi è passata a Telefonica, ed in ultimo a Vivendi dei francesi. Ma, ovviamente, Flavio Cattaneo giunge buon ultimo nel processo distruttivo di Telecom, nato con una privatizzazione che serviva a drenare denari per entrare nell’Europa Unita. Così come buona parte del patrimonio industriale pubblico svenduto a quel tempo, e successivamente.

I super manager italiani che all'estero faticano a essere riconosciuti
La domanda è una sola: i denari spesi, o investiti, in queste operazioni recano in sé un effetto moltiplicatore. Ovvero quel meccanismo che serve a far crescere l'intera società, e quindi a non creare un mondo piramidale e invivibile? Nel caso del calciatore qualche possibililtà in tal senso esiste: l'oggettistica legata a questi fenomeni mediatici ha un grosso volume industriale e quindi qualche briciola è possibile che giunga fino agli strati pià "bassi». Nel caso dell'ex manager di Tim, pagato a peso d'oro non per lavorare ma per andarsene, è decisamente più improbabile. Ma chissà, anche lui come Neymar sarà acquistato da qualche mega multinazionale straniera. O no?