Quella «tassa» da 300 milioni l'anno per il decommissioning nucleare
Approvata all'unanimità la relazione sui rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse, da parte della commissione parlamentare d'Inchiesta sui rifiuti. Diverse le criticità emerse
ROMA – Approvata all'unanimità la relazione sui rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse, da parte della commissione parlamentare d'Inchiesta sui rifiuti. Il testo viene ora depositato sia alla Camera che al Senato, per venire discusso ed eventualmente portare ad una risoluzione. Viene ricordato, che per colpa dei ritardi di diversi esecutivi, i cittadini ogni anno pagano 300 milioni di euro, spalmati sulle bollette dell'elettricità (componente A2)
Il presidente della commissione sentito da Public Policy, Alessandro Bratti (Pd), ha da una parte sottolineato come siano emersi «dati positivi» riguardo a diversi aspetti poco trasparenti della vecchia gestione di Sogin, l'azienda pubblica che si occupa fra la'ltro di smantellare il parco atomico nazionale, mentre dall'altra ha ribadito che l'azienda non sta rispettando il cronoprogramma che si era data per portare a termine i lavori. Inoltre Bratti ha stigmatizzato lo scontro interno alla Sogin, che vede contrapporsi l'amministratore delegato e il presidente, dicendo che «danno l'idea di uno stato di fibrillazione che certo non fa bene». Inoltre l'esponente del Pd ha ricordato che nella relazione di mettono in evidenza i ritardi nella messa in funzione dell'Isin, l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, per cui devono ancora essere nominati i vertici; e i 10 milioni stanziati per la messa in sicurezza del deposito nucleare Cemerad di Statte(in provincia di Taranto), che aspettano di essere spesi.
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