Bianche o Rosse il fronte è comune
Niente più «rosse», «bianche» o «verdi»: dal 2011 le cooperative si racchiudono sotto un'unica grande bandiera, quella dell'Alleanza delle Cooperative Italiane (ACI). Superate le ideologie, le tre grandi centrali Legacoop, Confcooperative e Agci si uniscono per rilanciare e favorire lo sviluppo delle imprese italiane.
ROMA - Coop Rosse, bianche e verdi hanno segnato la storia della cooperazione italiana dagli albori del ventesimo secolo. Se le coop rosse erano quelle di Legacoop vicine alla sinistra italiana, quelle bianche erano quelle di ispirazione cattolica riunite in Confcooperative e quelle verdi erano quelle dell'Agci ispirate ai principi del partito socialista oggi si fondono tutte sotto un'unica grande bandiera. Dal 2011, infatti, colori e idee non contano più: le tre grandi Centrali delle cooperative italiane si riuniscono nell'Alleanza delle Cooperative italiane (ACI).
LE COOP TRICOLORE - Con 12 milioni di soci, un milione e 200 mila occupati e 140 miliardi di euro di fatturato aggregato, l'ACI rappresenta il 90% del mondo cooperativo italiano. L'Alleanza costituisce un coordinamento stabile delle maggiori organizzazioni cooperative d'Italia che si propone di rafforzare e qualificare la capacità di interlocuzione dell’impresa cooperativa nei confronti delle istituzioni e del mondo politico per mezzo di una rappresentanza unitaria. Niente più coop bianche, quelle di ispirazione cattolica, né rosse o verdi: le coop diventano «tricolore». Le tre realtà, non più distinte per bandiera e ideologia, sono riunite oggi sotto un unico coordinamento, una super alleanza che vede l'appoggio di partner d'eccellenza: da Bcc a Unipol Assicurazioni, da Banca Ugf a marchi made in Italy dell'alimentare, oltre alle big della distribuzione come Coop e Conad.
PER UNA CRESCITA DELLE IMPRESE - Perché nasce l'Alleanza delle Cooperative Italiane? «La nascita dell’Alleanza rafforza il grande albero della cooperazione per coordinare l’azione di rappresentanza nei confronti del Governo, del Parlamento, delle istituzioni europee e delle parti sociali. L’obiettivo è quello di dar vita ad una rappresentanza unitaria della cooperazione italiana. Con l’Alleanza le cooperative italiane potranno meglio contribuire a dare impulso alla creazione di nuova imprenditorialità e di nuova occupazione nel nostro Paese», si legge nelle finalità dell'Associazione. L'intento è, dunque, quello di legare l'unità della rappresentanza politico-sindacale delle tre centrali cooperative più grandi – quindi Legacoop, Confcooperative e Agci – a un programma di crescita delle imprese attraverso una serie di fusioni, acquisizioni, reti e consorzi. Favorire lo sviluppo delle imprese italiane, quindi. Una risposta ferma alla crisi iniziata nel 2008 che oltrepassa la matrice politica che caratterizzava le tre organizzazioni.
ACI, 90% DELLE COOP - Già di per sé, prese singolarmente, Legacoop, Confcooperative e Agci rappresentano una fetta molto consistente dell'economia del Paese: dall'agricoltura alle costruzioni, passando per sistemi bancari in espansione e la grande distribuzione. Il 13,4% degli sportelli bancari del Paese, il 34% della distribuzione e del consumo al dettaglio, 35 miliardi di produzione agroalimentare Made in Italy, oltre il 90% della cooperazione impegnata nel welfare dove 355.000 persone occupate nelle nostre cooperative erogano servizi sociosanitari a sette milioni di Italiani. Nel 2011, quando nasce la grande Alleanza delle cooperative, i tre presidenti (l'attuale ministro del Lavoro Giuliano Poletti per Legacoop, Luigi Marino per Confcooperative e Rosario Altieri per Agci) non hanno riscontrato grosse difficoltà nel trovare un terreno comune per allearsi in questo consistente fronte coop. Programmi e progetti in comune in ambito di export, come del fondo pensioni, dei contratti di lavoro e della formazione. Una porzione importante del Made in Italy è in mano all'Alleanza, con 140 miliardi di fatturato complessivo l'anno.
CONFCOOPERATIVE, LEGACOOP E AGCI - Delle tre Centrali cooperative, Confcooperative è la maggiore, con 20.500 imprese e 520.000 occupati e oltre 60milioni di euro di fatturato. È la confederazione delle coop «bianche» e nasce nel 1919, come portatore di una concezione interclassista della cooperazione, imperniata su un forte solidarismo sociale. Capillarmente presente sul territorio, Confcooperative associa oltre tre milioni di persone, articolandosi in strutture territoriali con 22 Unioni regionali, 79 unioni provinciali e otto Unioni Interprovinciali; fondamentale per Confcooperative il ruolo della Banca di Credito Cooperativo, con 430 uffici sul territorio. La Legacoop, la «rossa» per eccellenza, è la più antica delle organizzazioni cooperative italiane. Otto milioni e 500mila soci associati in 15mila cooperative rosse, con un fatturato che nel 2009 si aggirava attorno ai 57 miliardi. Se Confcooperative è egemone nelle cooperative del settore agroalimentare e nel welfare socio-sanitario, Legacoop ha il primato nelle costruzioni, servizi, lavoro e produzione. Alla Legacoop fanno capo anche i giganti della grande distribuzione come Coop e Conad, oltre al gruppo assicurativo Unipol e banca Ugf. Per quanto riguarda la «verde» Associazione Generale Cooperative Italiane, questa nasce a Roma nell’ottobre 1952, con l'ispirazione gruppo di sodalizi di ispirazione repubblicana, liberale e socialdemocratica, che si distacca dalla Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue, per dar vita, così come era precedentemente avvenuto per i cooperatori cattolici, ad una nuova Centrale cooperativa. L'Agci sfiora i 400mila soci con sette miliardi di fatturato. Nell'universo dell'Associazione Generale gravitano la Banca Agci Spa, che lavora prevalentemente con le piccole e medie imprese, oltre al consorzio finanziario Consef e al fondo mutualistico General Fond e Fincoopra, necessarie per l’erogazione del credito nella cooperazione e Pmi.