18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
A rischio 8 istanze fra Adriatico, Canale di Sicilia, Ionio e a largo della Sardegna

Vicari: norma su airgun va cambiata

«Avremo regole più stringenti di quanto chiede l'Europa», ha detto la sottosegretaria allo Sviluppo economico. «Consentiranno l'uso delle tecnologie offshore di ricerca e prospezione». Intanto Cosimo Latronico, deputato di Forza Italia, ha interrogato il ministero dell'Ambiente sulle trivellazioni nel mar Ionio in particolare sulla tecnica della sismica a riflessione per esplorare i fondali marini

RAVENNA – L'Italia non vieterà l'airgun ed è in «dirittura di arrivo» il decreto di recepimento della direttiva comunitaria che regola le operazioni di estrazione petrolifere e di gas offshore. Lo ha assicurato la sottosegretaria allo Sviluppo economico, Simona Vicari, intervenendo all'Offshore Mediterranean Conference – Omc 2015 a Ravenna.

VIETANDO AIRGUN PERDIAMO GRANDI INVESTIMENTI - «Avremo regole più stringenti di quanto chiede l'Europa», ha detto Vicari. «Queste regole consentiranno l'uso delle tecnologie offshore di ricerca e prospezione». La sottosegretaria ha detto a riguardo della norma sull'airgun inserita nel decreto legge ecoreati, che vieta  l'esplorazione nel sottosuolo in ambiente marino per ricerca e ispezione finalizzate alla coltivazione di idrocarburi, chiarendo che «va cambiata. L'airgun non è reato in nessun Paese del mondo. Per questo il ministero ritiene opportuno che venga modificato il decreto sugli ecoreati per coerenza col resto del mondo. In questo modo salvaguardiamo gli investimenti strategici esteri e la tutela dell'ambiente che è una priorità del nostro dicastero». Si tratta, ha precisato, di «salvaguardare gli investimenti coniugando la tutela dell'ambiente». Confindustria ha stimato che se l'airgun venisse bandito andrebbero in fumo 10 miliardi di euro di investimenti previsti, o avviati, in impianti e servizi upstream.

ITALIA ALL'AVANGUARDIA NELLA SICUREZZA - Per Vicari «l'Italia ha  sempre proposto soluzioni tecnologiche all'avanguardia come la scatola nera sugli impianti. Puntiamo a raggiungere un livello uniforme delle attività offhore nel Mediterraneo. Con gli altri Paesi del Mediterraneo continueremo a implementare regole comuni. La sicurezza degli approvvigionamenti è fondamentale ma questa deve essere raggiunta in sicurezza». A proposito della Strategia energetica nazionale (Sen), Vicari ha spiegato come sia «importante raddoppiare la produzione nazionale di idrocarburi. Stimiamo possano mobilitare investimenti pari a 15 miliardi di euro». Sempre secondo l'esponente del Nuovo centrodestra «le nuove produzioni sostituiranno le importazioni che hanno costi di emissione sei volte maggiori». In Italia, ha ricordato, «non ci sono stati incidenti significativi in mare in 60 anni di attività. Siamo best practice in termini di sicurezza».

LATRONICO (FI) IMPEDIRE AIRGUN NELLO IONIO - Intanto in Parlamento continuano le interrogazioni riguardo l'airgun. Serena Pellegrino di Sinistra ecologia e libertà ha ricordato che se in Italia alcuni istituti di ricerca si sono schierati a favore della tecnica della sismica a riflessione per esplorare i fondali marini alla ricerca di idrocarburi, 75 scienziati negli Usa hanno scritto al presidente Barack Obama perché la renda illegale. Nei giorni scorsi invece Cosimo Latronico, deputato di Forza Italia, ha interrogato il ministero dell'Ambiente sulle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi offshore nel mar Ionio. Il forzista ha spiegato che il 5 novembre 2014 «è stata presentata una richiesta di permesso di prospezione in mare, denominata 'd 3 F.P-. SC' dalla Schlumberger Italiana Srl che comprenderebbe un'area di 4mila 30 chilometri quadrati del mar Ionio all'interno della zona marina 'F' e i comuni interessati lungo tutta la costa sono 53 ricadenti nelle province di Crotone, Cosenza, Matera e Lecce». Latronico ha detto che «esiste un'ampia letteratura scientifica prodotta a livello mondiale da prestigiosi Istituti di ricerca che hanno analizzato gli effetti che potrebbero avere sui cetacei le attività di ricerca di idrocarburi in mare e le eventuali successive fasi di trivellazione con tecnologie (airgun) basate sulla emissione di onde acustiche a elevata energia, in grado di creare danni irreversibili agli apparati uditivi dei cetacei presenti nel mar Ionio».

DOVE SI ANDREBBE A USARE - In una intervista ad Adnkronos, Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente ha spiegato che stando ai dati aggiornati a marzo 2015 vi sono «8 istanze di permessi di prospezione (cioè le primissime indagini, quelle fatte – per intenderci - con airgun su aree molto vaste) che interessano Adriatico, Canale di Sicilia, Ionio e la nuova Zona E tra Sardegna e Baleari». Per quanto riguarda lo Ionio, Zampetti ha ricordato che nel 2011 «un emendamento al testo di recepimento della direttiva europea sui reati ambientali ha di fatto riaperto anche lo Ionio alle società estrattive».